Pausa: perché la Juve produce così poco?

Thiago Motta ha tutte le caratteristiche per mandare in corto circuito chi cerca di analizzarlo.
Parla spesso, ma non rivela troppo.
La ricerca di un possesso fluido lo fa finire nel cesto degli allenatori visionari, ma quel possesso è così prudente da farlo percepire come un conservatore ossessionato dal controllo degli eventi.
A Motta piace integrare approcci vicini al calcio relazionale in un contesto strutturato come quello posizionale. Vuole undici protagonisti consapevoli di essere "utili allo sviluppo del gioco" ma con la squadra in superiorità numerica e il punteggio fermo sullo zero a zero si preoccupa dell'ordine più che della pericolosità offensiva.
Nel paese fermo a un concetto antico di solidità difensiva, l'idea di un allenatore capace di concedere poco dominando il possesso confonde. Soprattutto quando gli strumenti mostrati in campo sono così innovativi.
Come può essere conservativa una squadra in cui gli interpreti ruotano più e più volte nel giro di pochi secondi?
Eppure quell'eccessiva prudenza con il pallone viene evidenziata come la causa principale della scarsa produzione offensiva della Juventus.
È davvero così?
Per capirlo, dobbiamo prima aprire una finestra sulle idee del suo allenatore.