Pausa: non è la stessa Inter

Dai, qual è la squadra con la rosa più profonda di questa serie A?
L'Inter, se non la tifi. Juve o Napoli se hai bisogno di cercare un nome che non sia proprio quello.
Alla rosa di Inzaghi hanno aggiunto un paio di soluzioni che dovrebbero togliere i brutti pensieri alla prima contrattura, eppure le assenze di questo periodo si stanno facendo sentire.
Su cosa?
Sull'efficacia dell'Inter in costruzione.
Quella che presenta il conto a Gasperini ogni anno controllando come e dove si muovono i suoi uomini. Quella che ha messo in mostra anche all'Etihad, che le ha permesso di avere rimpianti – dopo i primi 75 minuti – all'Etihad.
Negli ultimi due anni Inzaghi ha costruito sulle caratteristiche dei suoi uscite da dietro fluide che, ok, contro blocchi bassi si notano meno, ma che quando c'è da sgusciare via tra corpi sincronizzati e aggressivi, allora possono fare la differenza.
Lo so, i punti persi sono pochi, e contro Venezia e Empoli all'Inter non è servita troppo, quella costruzione fluida. Ma contro Roma, Young Boys e Juve, qualche difficoltà si è vista.
Prima di passare a cause e conseguenze, te ne mostro un paio.
Minuto 79 di Inter - Juve: Yildiz ha già accorciato e i cambi di Thiago Motta nascono anche per andare a prendere a uomo i costruttori di Inzaghi. Sommer gestisce il pallone dentro la sua area, guadagna un tempo di gioco con una finta e Mbangula gli chiude la linea di passaggio verso Bisseck. Sommer va lungo.

La palla sarebbe per Thuram, ma solo nelle intenzioni. Il lancio – corto, perché il sinistro di Sommer non è così preciso – si stampa sul petto di Cabal. La Juve ricicla e sviluppa a destra l'azione che porta alla seconda occasione di Yildiz.

Passano meno di due minuti e la situazione si ripete. La Juve si rialza a uomo sulla costruzione dell'Inter. Mbangula chiude l'opzione centrale e Sommer va ancora lungo.

Scelta comprensibile, per carità, ma guarda quanto spazio c'è di fronte all'ultima linea dell'Inter.
Thuram riuscirebbe anche a mettere giù il pallone, in questo caso, ma il controllo è difficile. Kalulu e Locatelli si abbattono su lui e la Juve è di nuovo in possesso.
Da lì al gol del 4 a 4 succedono diverse cose. L'Inter apre spazi al centro. Frattesi esce tardi e male. Yildiz ha troppo tempo per pensare e calciare dentro l'area. Ma l'Inter ha ancora una volta perso la possibilità di difendersi con la palla.

Certo, il pressing della Juve non era stato così efficace per tutto l'arco della partita, anzi.
L'intensità è salita giusto negli ultimi 15 minuti e nei precedenti 75 qualche difetto, nel pressing della Juve, si era visto.

Al ventesimo, la palla è sempre da Sommer e la Juve si alza a dar fastidio. La corsa di Vlahovic non è perfetta, però. Conceição, preso in mezzo tra De Vrij, Mkhitaryan e Bastoni, si alza in pressione in ritardo. All'Inter basta una circolazione semplice per attaccare lo spazio che si apre di fronte a Bastoni.

Forse quelle difficoltà mostrate dall'Inter sono solo una questione di stanchezza, quindi. Di partita da gestire quando l'intensità della Juve aumentava e le risorse fisiche e mentali incominciavano a scarseggiare. Le scelte in costruzione devono averne risentito, no?
Forse, ma difficoltà simili erano venute fuori anche qualche giorno prima sul sintetico dello Young Boys.

Ok, gli svizzeri non sono riusciti a tenere l'Inter dentro la propria trequarti per molto. Ma nel primo tempo, con lo Young Boys aggressivo nella sua pressione alta, le uscite dal basso sono diventate meno pulite.
Il grafico qui sopra ti dice che tra il 15' e il 30' – momento di maggior pressione per gli avversari – l'Inter non ha concluso nemmeno una delle sequenze iniziate dal basso con un ingresso nel terzo offensivo.
Se allarghiamo l'analisi a tutto il primo tempo, la percentuale rimane la più bassa registrata in una frazione di gioco da inizio stagione (soltanto il 9% di sequenze iniziate nel terzo difensivo hanno portato palla dentro alla trequarti dello Young Boys).
Cosa c'è dietro, quindi?
La sensazione è che assenze e limiti si stiano incastrando in modi che potrebbero diventare pericolosi nel corso della stagione.
Mi spiego meglio.
Cosa cambia senza Acerbi
Se sei tra quelli che pensavano a un Acerbi titolare davanti a De Vrij, al suo arrivo all'Inter, complimenti.
Io non facevo parte di quel gruppo.
Eppure oggi è impossibile ignorare l'importanza di Acerbi per la risalita di Inzaghi. Quando c'è da costruire da dietro, infatti, De Vrij offre meno opzioni.
Lo si nota anche dal modo in cui l'Inter ha costruito dal basso nelle ultime due settimane.
Con la palla tra i piedi di Sommer, lo slot alla sua destra viene riempito dal braccetto (Pavard, Bisseck) o dalla scalata di un centrocampista (Barella o Zielinski).
De Vrij tende a sfilarsi verso sinistra, spingendo Bastoni più in alto a baciare la linea laterale. Le uscite sull'olandese, in quella posizione, andrebbero attaccate con il sinistro e De Vrij sembra aver bisogno di tempo e spazio – come in quell'uscita a sfruttare il pressing disorganizzato della Juve, ricordi? – per sentirsi a suo agio nel condurre in avanti con il piede debole.

È una questione di piede forte, ma non solo.
Per imbastire una manovra fluida come quella dell'Inter servono giocatori intelligenti, e De Vrij fa parte di questa categoria. Proprio con Inzaghi la Lazio aveva costruito certezze difensive anche sull'eccezionalià delle sue letture.
Ma quando c'è da rendersi protagonista della struttura fluida che l'Inter mette spesso in mostra, De Vrij fa più fatica.
Forse è una questione di stazza. Non si muove con la stessa agilità di Acerbi e quando si fa trovare fuori posizione, alto o largo, ha qualche problema a svolgere funzioni diverse da quelle di centrale in una difesa a 3.
Come quantificarlo, però?
Misurare il coinvolgimento in sequenze fluide non è facile. Ci ho provato guardando al numero di ricezioni da "centrale voltante".
Cos'è un centrale volante?
Uno che riceve palla in maniera progressiva – passaggio che riduce la distanza tra palla e porta avversaria del 20% o più – nei primi due terzi di campo, lungo il corridoio centrale.
La metrica non è perfetta. Non riesce a cogliere tutte quelle corse che siamo ormai abituati ad apprezzare nei difensori centrali. Staccarsi verso l'alto ad attaccare uno spazio in avanti può servire a ricevere palla, sì, ma anche a dare aria più in basso per l'accentramento di un terzino o la corsa di un compagno.
Insomma, il numero di passaggi ricevuti non basta a quantificare quel lavoro. Ma ad approssimarlo forse sì.
Ecco, in questa stagione il gap tra le ricezioni da centrale voltante di Acerbi e quelle di De Vrij è evidente (0.60 vs 0.28 per 90') e si allinea con il volume generale di ricezioni progressive.

Cosa cambia con Frattesi
L'assenza di Acerbi, però, non basta a spiegare tutto.
Il flagello di infortuni che ha colpito il centrocampo dell'Inter ha portato a un maggiore impiego di Frattesi. E Frattesi, rispetto agli altri centrocampisti, ha caratteristiche diverse.
Non tocca a lui sostituire Calhanoglu, lo so. E nessuno gli chiede di fare quello che fa lui, lo so.
Ma con il turco fuori e Frattesi dentro, l'Inter aggiunge un'arma da invasione e perde qualcosa quando c'è da andare oltre la pressione avversaria.
Perché concentrarsi proprio su di lui, però?
Perché rispetto a Zielinski e Barella (protagonista della costruzione dell'Inter a prescindere dalla posizione sulla carta) il coinvolgimento in costruzione di Frattesi è... diverso.
Facci caso da te.

Quando l'Inter gestisce il pallone con sequenze piuttosto lunghe – 10 passaggi o più – Frattesi viene coinvolto soltanto nel 55% dei casi, molto meno rispetto agli altri centrocampisti. Non entra nelle stesse rotazioni, non lo vediamo abbassarsi sulla prima linea.
Quando l'Inter va da Frattesi, in costruzione, è perché lo spazio guadagnato con il palleggio può essere sfruttato con una sua progressione o perché lo spazio è ancora da guadagnare e usare Frattesi per tirare fuori un uomo può aiutare.

Non c'è da fargliene una colpa, certo.
Frattesi sembra poter sviluppare una connessione più forte con la palla che con i compagni. Le sue letture diventano più utili negli ultimi venti metri che nei primi venti. Essere resistente al pressing non serve quando sei tu ad attaccare la palla, ma quando sono gli avversari a volerla strappare dai tuoi piedi, le cose cambiano.
È per questo che Frattesi entra poco nelle sequenze lunghe dell'Inter, ed è per questo che, con lui in campo, Inzaghi perde qualcosa in costruzione.
Ma c'è anche altro
Senza Acerbi e Calhanoglu e con Frattesi in campo, le cose cambiano, quindi.
Le rotazioni a destra hanno continuato a funzionare – anche perché i protagonisti sono sempre quelli – ma l'Inter delle ultime settimane è più statica, quando costruisce dal basso.
Non lo si nota sempre perché non sono molte le squadre che hanno il coraggio di andarla a prendere in alto – l'Inter è la squadra di A a cui vengono concessi più passaggi prima che le avversarie cerchino di rubargli palla – ma quando l'intensità del pressing sale, la perdita di fluidità è evidente.

Senza quelle rotazioni spontanee, anche le soluzioni a disposizione di Sommer vanno a diminuire. E se gli avversari sono bravi a indirizzarne le scelte, allora anche i suoi limiti tendono a essere più evidenti.
Del sinistro non troppo preciso avevo già parlato prima, ma anche le sue scelte non sono sempre comprensibili.
Al 12' di Inter - Juve l'Inter riparte da Sommer per portare fuori il blocco della Juve. Le soluzioni sul corto non sono molte, Pavard e Inzaghi gli fanno segno di andare a sinistra ma lui vede Barella e di Barella ci si fida, no?
Forse Sommer non si rende conto che è un'imboscata o forse ha molta fiducia nelle qualità del compagno. A Nicolino serve una corsa intelligente, un controllo perfetto e la sapienza di mettere il corpo tra palla e Locatelli per evitare una pericolosa transizione.

Staticità, Sommer, assenti, Frattesi, De Vrij sono tutti elementi da considerare quando si analizzano i limiti della costruzione dell'Inter.
Ma come si manifestano questi limiti? Come si fanno sentire su rendimento e risultati?
Le conseguenze
Uscire palla al piede dal basso, quando sei pressato, è tanto appagante quanto utile.
Quando è in giornata, l'Inter è capace di manipolare la pressione avversaria in questo modo
Con una costruzione fatta bene puoi crearti un attacco in campo aperto. Puoi fare arrivare un pallone più pulito al tuo centravanti. Puoi uscire da quel mondo insicuro fatto di controlli spalle alla porta e ricezioni sotto pressione.
E se poi le cose vengono fatte bene da metà campo in su, puoi anche crearti una bella occasione.
L'Inter lo sta facendo meno, in questa stagione. Il numero di expected goals prodotti da sequenze nate nel terzo difensivo è calato di 0.17 xG a partita.
Tanti?
Sono un paio di occasioni poco pericolose o una singola bella occasione in meno a partita.
Non una occasione da sono solo davanti al portiere ma una del tipo c'è un difensore, qui vicino, ma ho luce per calciare e non sono poi così lontano dalla porta.

Essere bravi a uscire dal basso con la palla aiuta a produrre di più, ma anche a mettere la testa fuori dall'acqua quando l'avversario vuole schiacciarti dentro la tua metà campo.
In queste settimane, all'Inter è mancata la capacità di usare il pallone come rifugio per gestire i tempi, per abbassare il ritmo, per togliere a chi ha di fronte l'idea che siano loro, con le loro corse assatanate, a essere in controllo.
Lo si è visto contro la Juve, ma anche a Roma o in Svizzera. In un periodo in cui la difesa dell'area non sembra essere così solida come nella scorsa stagione, difendersi con la palla aiuterebbe a gestire meglio i diversi momenti della partita.

Andare lungo non è un crimine, certo.
Quando irrigidita dalla pressione avversaria, l'Inter non ha problemi a sfruttare la propulsione di Thuram per portare palla velocemente dentro la metà campo avversaria.
Ma se l’idea è recuperarla, quella palla, allora Thuram non basta. Anche quando la controlla di petto a, che so, due metri da terra? Restare compatti e creare densità attorno al punto di contatto è necessario per aumentare le probabilità di restare in possesso.
All'Etihad, Sommer, quando le soluzioni sul corto non lo convincevano, non si era fatto problemi a spedire tutti in avanti per farli ricompattare attorno alla zona di ricezione.

Contro la Juve, negli ultimi 20 minuti, quella compattezza è mancata troppo spesso. Quando Sommer cercava direttamente le punte, l'Inter si mostrava lunga e spesso incapace di sfruttare le seconde palle.

Mostrarsi lucida e sicura come al picco della forma non è facile in un periodo riempito da assenze, giocatori adattati e formazioni che cambiano di continuo.
Scelte e caratteristiche dei singoli stanno pesando più del solito, in questo momento. L'Inter sembra avere più difficoltà nel mantenere in vita quel sistema complesso fatto di intese sviluppate nel tempo.
È meno ambiziosa, quando costruisce dal basso.
Forse è anche Inzaghi a non voler far danzare i suoi con la stessa ambizione, in questo momento della stagione. A Sommer non dispiace andare lungo, sì, ma alcune delle sue scelte sono sembrate parte di un piano partita più che figlie del momento.
Con Arsenal e Napoli la pressione alta non mancherà e per venirne fuori, l'Inter avrà bisogno di ritrovare quella fluidità che tanto ha reso nell'ultimo anno e mezzo. Il rientro di Acerbi e Calhanoglu sarà sufficiente?
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