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Pausa: cosa vuol dire 'la Serie A è un'altra cosa'

Il salto dalla B alla A "si fa sentire", ma in che modo? Ho analizzato i dati delle neopromosse per capire cosa cambia dopo la promozione.
Pausa: cosa vuol dire 'la Serie A è un'altra cosa'

Cosa passa per la testa di un allenatore dopo una promozione in Serie A?

È la domanda che mi sono fatto mentre preparavo questa lettera. Ho pensato subito a Fabregas. Ho cercato interviste, volevo capire cosa potesse provare in quel momento, quali fossero le sue paure. Ma a parte un paio di riferimenti a un viaggio pagato a Ibiza, non ho trovato molto.

Forse sono solo io a vedere la paura in una promozione in Serie A. Dopo una stagione lunga e un campionato duro come la Serie B, chi ci penserebbe?

Eppure Fabregas mi dà l’idea di uno la cui testa va subito a cosa c'è dopo. Una di quelle persone che i test di personalità classificherebbero come tipo A, sempre proiettate sugli obiettivi da raggiungere e superare. Gente che ottiene tanto, se sa scegliere cosa ottenere. Ma che spesso si gode poco. L’obiettivo conta oggi, domani è già passato.

Forse paura è troppo. Ma dopo quel pareggio lì contro il Cosenza, non ti viene da pensare che la sua testa fosse già ad agosto? Che stesse già riflettendo su quanti giocatori gli sarebbero serviti per far bella figura in Serie A? E su quanto poco tempo avrebbe avuto per farli adattare?

Cosa vuol dire, poi, adattarsi alla Serie A?

Ok, il salto "si fa sentire", ma in che modo? Le squadre fanno più fatica a segnare o a evitare di farsi segnare?

Come cambia lo stile? Vanno lungo più spesso? E l'aggressività senza palla?

Ho provato a capirlo guardando al rendimento delle neopromosse dal 2018 ad oggi.

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