La nuova Champions è meglio di quella vecchia?

Ti senti intrattenuto? Pensi di aver speso meglio il tuo tempo rispetto alle passate stagioni?
Era questo l'obiettivo, no? Tenerci attaccati al divano più spesso. Per più sere. Con meno voglia di prendere in mano il telefono o di saltare un mercoledì per fare altro.
La nuova Champions nasce per te. Per convincerti a rinunciare più spesso alla socialità infrasettimanale mettendoti davanti un PSG - City in più, l’Atalanta che va a Barcellona, Arsenal e City contro le italiane. C’è sempre stata una partita così promettente da farti venire il dubbio se partecipare a quell’evento sociale o meno.
Se senti la UEFA, questa Champions nasce per darti più calcio di qualità. Per garantirti più scontri diretti tra le big europee. Per rendere ogni partita significativa, fin da subito.
La realtà è che questa Champions nasce per monetizzare. Per spremere al massimo il valore di quei fenomeni iperatletici distribuiti in giro per l'Europa. Ma per monetizzare c’è bisogno della tua attenzione. E se tu non rispondi, se non ti fai convincere dal nuovo formato, allora neanche la manipolazione spaziotemporale di Lamine Yamal può salvare gli ascolti del mercoledì sera.
Lascio ad altri analisi finanziarie o di ascolti. Lascio da parte anche i giudizi miei personali. Per questa lettera ho cercato di capire se ci sia stato qualcosa di diverso anche in quello che abbiamo visto in campo: cos’è cambiato rispetto alle passate stagioni?
Nella nuova Champions si segna di più?
La media di 3.26 gol a partita è la più alta dal 2018 a oggi.
Se fossi la UEFA, non aggiungerei altro.
Non avrebbero torto, eh. Ma i numeri possono essere venduti meglio o peggio a seconda delle prospettive.
Se l'obiettivo è convincerti che questa fase a gruppi sia stata la più divertente di sempre, quel singolo dato basta e avanza. Ma se vogliamo andare oltre la superficie, dobbiamo chiederci quanto sia davvero eccezionale questa media.

È la più alta, sì. Ma giusto di un filo. La differenza con le passate stagioni è risicata - nella stagione 19/20 e anche due stagioni fa i numeri erano molto simili.
Il limite delle medie sta nella loro vulnerabilità ai risultati estremi. Partite come Benfica-Barça o Bayern-Dinamo Zagabria, o il Lille che ne fa 6 al Feyenoord partendo da appena 1.1 xG (UNOPUNTOUNOEXGI), rischiano di darci un'immagine distorta.
Per capire quanto spettacolo abbiamo davvero visto, è più utile guardare la percentuale di match con almeno 3 gol realizzati.
E cosa ci dice?
Che abbiamo visto più partite da tanti gol - mai così tante, in proporzione, dal 2018 a oggi.

Viene da chiedersi: la necessità di fare più punti per qualificarsi ha spinto le squadre a esporsi di più? Il minor peso della singola partita ha allentato l'avversione al rischio?
Sarebbe facile pensarlo, ma il volume di occasioni non sembra suggerirlo.
Anche la qualità delle occasioni non sembra essere cambiata.
La percentuale di partite in cui c’era da aspettarsi che le due squadre segnassero almeno 3 gol è sì aumentata rispetto alle ultime due stagioni, ma rimane soltanto la quarta dal 2018 a oggi.
E allora, cosa c'è dietro questi numeri?
Variabilità entro i confini dell'ordinario, un filo di overperformance realizzativa (ma giusto un filo) e una distribuzione di gol e occasioni non proprio omogenea.
La nuova Champions League è meno equilibrata
Lettere come questa nascono da curiosità che devo imparare a gestire. Possono prendere mille direzioni, e parte del lavoro sta proprio nel decidere quali seguire. Quando seguire l'istinto e quando invece zittire quel "dai un'occhiata anche qui" che mi passa spesso per la testa.
Sto divagando, vedi?
Se vogliamo capire quanto ci ha intrattenuto questa nuova Champions League, non possiamo fermarci solo al numero di gol.
Per tenerti incollato alla TV ogni martedì e mercoledì - alle 18.45 e alle 21, da settembre a gennaio - i gol dovrebbero essere distribuiti in modo equilibrato tra le squadre, no?
Un 8-2 del Bayern non regala le stesse emozioni di un 2-2 dell'Atalanta al Montjuïc (a meno che tu non viva a Monaco o in Baviera).
Mi sono chiesto quindi se questa nuova fase a girone sia più o meno equilibrata rispetto al passato.
Se guardiamo alla differenza tra la produzione offensiva delle squadre, i numeri non sono incoraggianti.
Il differenziale xG medio è aumentato del 29% rispetto alla passata stagione.
Nelle 144 partite giocate, una delle due squadre ha prodotto in media 1.25 xG in più dell’altra. Il secondo differenziale più alto dal 2018 a oggi.

Anche qui parliamo di medie, certo. E le medie rischiano di farsi distrarre dalle partite anomale. Ancora di più in Champions League.
Proviamo allora a guardare la cosa da un'altra prospettiva: quante partite sono state davvero equilibrate? O meglio - quante sono state “dominate” da una singola squadra?
Tante.
(lo so, produrre 1 xG in più non vuol dire necessariamente che hai dominato, ma avevo bisogno di un termine che rendesse l’idea e questo è quello su cui mi sono soffermato)

Eravamo sulla strada giusta. Stagione dopo stagione, le partite "dominate" erano sempre meno.
E invece, dopo due stagioni in cui neanche una partita su due finiva per essere "dominata" da una squadra, quest'anno siamo schizzati oltre il 57%.
Non c’è da sorprendersi, chiaro.
La nuova Champions pensa più alle grandi che alle piccole. Ok, le fa scontrare più spesso, ma con più squadre la diluzione del talento rischia di aumentare. E quando hai diverse squadre alla prima esperienza in Champions anche tra quelle qualificate dai campionati nazionali, il divario rischia di farsi sentire.
La nuova Champions dovrebbe essere più aggressiva
Gol ed equilibrio non sono tutto quando c'è da farsi intrattenere da una partita.
Ho cercato quindi di capire se ci fosse qualche trend interessante anche dal punto di vista dello stile delle squadre. Sono limitato alla disponibilità dei dati di FBref. Non ho dati tracking per aggiungere sfumature più profonde. Ma di solito anche i dati evento aiutano a suggerire qualcosa di nuovo.
Qualcosa, in effetti, c'è.
C’è poco in comune tra le squadre di questa nuova Champions. È anche per questo che le medie non evidenziano molti cambiamenti significativi. Eppure si è vista una maggiore concentrazione di interventi senza palla là in alto, nel terzo offensivo.
Forse perché costruire dal basso è diventata una cosa anche sui campi sintetici dello Young Boys — la percentuale di rinvii dal fondo lunghi si è ulteriormente abbassata in questa stagione — o perché mismatch qualitativi hanno portato le grandi a cercare di creare più problemi a chi non è abituato a pressioni e riaggressioni così intense, organizzate.
Voglio però pensare che ci sia stato anche un po’ più di coraggio. Come le grandi, anche le piccole della nuova Champions, infatti, ti vengono a prendere in alto più spesso di quelle di 6 o 7 stagioni fa.
La percentuale di tackles nell’ultimo terzo di campo non era mai andata oltre il 13.6%. In questa fase a girone è salita oltre il 15%.
Più tackles, più in alto non vuol dire che l’aggressività sia cambiata, però.

Non so se hai notato, ma il City sta facendo fatica a gestire l’intensità delle squadre che affronta.
Pep ha detto che il calcio è cambiato. 10 anni fa le squadre si presentavano all’Etihad con il bus, mentre oggi tutte “man to man, man to man, attack!”.
Mi aspettavo di vedere questa tendenza anche in Europa, con squadre più aggressive che concedono meno tocchi agli avversari prima di intervenire.
E invece, no.
Forse perché il gap tra alcune squadre è così significativo da non voler farti rischiare un man to man contro gente che fa passare la palla in spazi che nemmeno sapevi esistessero.

Certo, la varietà di approcci è enorme e le medie non riescono a catturarla.
Cosa importa della media al Bayern, che ti concede appena 9 tocchi prima di aggredirti? Che se ne fa della media Vincenzo Italiano, che in Europa potrebbe anche attutire l’aggressività dei suoi, e invece niente.
Il Bologna ha concesso poco meno di 11 tocchi palla agli avversari prima di aggredirli. Il numero più basso, dopo quello del Bayern.
La media non dice niente neanche a Simone Inzaghi, che tra City, Arsenal e Leverkusen ha passato diverso tempo a compattarsi dietro la linea della palla. A negare idee e linee. A chiudere spazi tra gli uomini più che strappandogli il pallone aggredendoli.
C’è il calendario, dietro alla bassa aggressività dell’Inter, ma anche un atteggiamento senza palla più prudente rispetto a quello del campionato.

I cambiamenti significativi non sono molti, rispetto alle altre fasi a girone. Allargare la competizione non basta a cambiare l’identità del gioco. Per vedere qualche cambiamento più forte, dovremo forse aspettare la fase a eliminazione.
La nuova Champions è meno equilibrata ma anche più interconnessa. Vive di realtà opposte per disponibilità e ambizione ma che condividono la possibilità di costruirsi un percorso nel tempo. Senza la pressione di partite singole, ma con la necessità di dover battere chi dovrebbero battere. O di dover sorprendere chi, in teoria, non potrebbero sorprendere.
L'intrattenimento è una questione personale. Chissà che partite hai visto tu, o quante ne hai saltate per gli eventi infrasettimanali.
A me è piaciuta. Ma forse abbiamo bisogno di un campione più robusto per farci convincere a pieno.
Briciole europee
Questa è la sezione in cui ti metto sotto agli occhi grafici nati in quelle ore da “questo me lo tengo che può essere interessante”
- Il Liverpool ha dominato… ma non per il calendario.

2. L’Atalanta ha prodotto tantissimo...

... anche per il calendario

- Dal 2018 a oggi, soltanto il City 20/21 aveva concesso meno xG di questo Arsenal, nelle fasi a girone (giusto un filo meno della Juve 18/19 di Allegri).

- Il Bayern ha quasi sempre dominato, ma non gli è bastato per entrare tra le prime 8 (neanche al PSG, ok, ma il gap sulle avversarie è stato inferiore).

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