Il dominio non basta

Lo ammetto: sono uno di quelli che cerca di ottimizzare tutto. Se devo prenotare un aereo, perdo tempo e giorni perché devo pensare bene a quale sia l’orario migliore.
Se devo rispondere a un messaggio, mi prendo troppe ore per pensare bene a cosa scrivere. Perché non si può scrivere un messaggio così, di pancia, giusto?
Capisci quindi che la nuova Champions mi sta creando diversi problemi. La marea di opzioni mi garantisce il pentimento. Mi porta a selezionare bene i momenti in cui dedico l'attenzione a una partita piuttosto che a un’altra. A distribuire schermi diversi posizionandoli in maniera strategica. Giusto per limitare la confusione.
Un incubo, lo so.
Ho scelto Bologna - Dortmund, martedì. Mentre Benfica e Barça ti riempivano il corpo di dopamina, io cercavo di capire se fosse questa la partita in cui avrei assistito all’esplosione di Italiano. Se anche alla settima partita europea al suo Bologna non sarebbe bastata neanche una partita così dominante per vincere.
È bastata, alla fine. Ma quella sensazione mi è rimasta. E mi ha portato a scrivere una lettera come questa.
A cosa faccio riferimento?
Alla sensazione che mi lascia addosso il Bologna, o le squadre di Italiano. A come debbano sempre attraversare questa via crucis fatta di dominio, intensità e occasioni create per guadagnarsi il diritto alla vittoria. Come se vincere, per loro, debba passare per forza da novanta minuti di penitenza.
È una sensazione mia, lo so.
Ma non del tutto.
Se allarghiamo il ragionamento a tutte le squadre, c’è più di un fondo di verità.
Nelle serate europee piene zeppe di eventi, rischiamo di farci accompagnare il racconto dalla nostra app di risultati di riferimento. Da rating misteriosi o da quanti xG abbiano accumulato le due squadre.
Il rischio è farsi bastare quei decimali per capire chi abbia “meritato” la vittoria. In realtà, mettere il musetto davanti di qualche decimale negli xG non ti dice molto sulle tue probabilità di portare a casa i tre punti. Magari la differenza è un tiro innocuo a partita morta. O un’occasione che non ha spostato di nulla le possibilità di vincere la partita.
E invece più gli avversari si avvicinano a quello che produci tu, più devi saper danzare nel mare dell’incertezza, nel mondo di chi vive per controllare gli eventi.
Se parti da sfavorito, ti tocca. Le partite "tirate" sono quelli a cui ambisci. Se invece hai voglia di vincere campionati e fare stagioni da decidere poi in primavera, preferisci evitarle.
Eppure in questo campionato alcune squadre sembrano aver trovato il modo di prosperare proprio in questi scenari ad alta varianza.
Le squadre che creano “abbastanza” di più perdono solo otto partite su cento
Ho suddiviso le partite del campionato italiano tra dominate (in cui una squadra ha creato almeno 1 xG in più dell’avversaria) e tirate (in cui la differenza tra gli xG delle due squadre è inferiore a 1) per capire che peso hanno sulle varie squadre di Serie A: chi tende a creare di più, chi vive meglio l’incertezza.
Userò questi due termini — partite dominate e tirate — per il resto della lettera. È una semplificazione, lo so. Ma preferisco non bombardarti con differenziale xG superiore/inferiore a 1 ogni tre righe (qui sotto una piccola precisazione metodologica che puoi tranquillamente saltare).
Più bassa la differenza tra quello che hanno prodotto le due squadre, e più incerto diventa il risultato. Puoi odiare dati, xG e statistiche varie, ma questo è un aspetto del gioco che accomuna la percezione del campo con il mondo probabilistico.
Se crei soltanto qualcosina in più dell'avversario, rischi di pagare tutta una serie di fattori: la capacità di gestire i momenti della partita, l'efficienza realizzativa, il fatto di avere Audero o Butez in porta. E poi i piazzati, la fortuna - sì, anche quella.
Per questo ho misurato quante partite tirate gioca ogni squadra di Serie A. Mi interessava capire chi riesce a creare margini più ampi con regolarità e chi invece vive spesso sul filo dell'equilibrio. Ma soprattutto volevo vedere come le diverse squadre gestiscono questi due scenari così diversi.
Cos’ho scoperto?
Che le partite tirate sono poco più della metà, nel nostro campionato: il 59% nella stagione passata, il 55% in quella in corso.
E che se domini, in Serie A, è veramente raro non vincere: soltanto 8 partite su 100 vengono vinte da chi si fa dominare. È una media che si è vista nello scorso campionato ma che rimane stabile anche in quello in corso.
Più occasioni create e meno occasioni concesse ti assicura un’ottima probabilità di vincere la partita, quindi. Chi l’avrebbe mai detto!
Eppure in questa stagione, stiamo apprezzando anche come la capacità di danzare nell’incertezza possa fare la differenza.
Al Napoli non serve il dominio per stare davanti in campionato
In un mondo ideale, tu tifoso vorresti vedere la tua squadra dominare sempre. Magari anche poter respirare negli ultimi dieci minuti per prepararti il pranzo. Per ritagliarti uno spazio di tempo in uno di quei pochi intervalli che la Lega Serie A ci concede, dal venerdì in poi.
Nel nostro campionato, però, soltanto due squadre riescono a dominare almeno metà delle loro partite. E una di questa non è nemmeno in zona Champions.
L'Inter è lassù, isolata: domina il 70% delle sue partite e la cosa non sorprende più di tanto. Non quanto il Milan secondo, almeno (ci torno sopra fra un attimo).
Il grafico qui sotto ti mostra come si distribuiscono le partite di ogni squadra di A tra tre categorie: dominate, tirate, o dominate dagli avversari:

Ti aiuta a capire meglio in che tipo di partite si sono infilate le squadre di Serie A; a notare che che la Lazio domina spesso, ma che per essere una squadra di quel livello ha ancora la tendenza a farsi dominare, se non riesce a controllare i momenti della partita.
Evidenzia come chi vuole ambire all’Europa tenda a dominare tra il 30% e il 40% delle partite. Che Como e Cagliari hanno sin qui dimostrato più delle altre “piccole” che sanno anche imporsi, in questo campionato.
E che Napoli e Roma hanno in comune soltanto l’alta percentuale di partite tirate.
Se il dominio non arriva, se la tua squadra non riesce a concederti quei dieci minuti rilassati finali, allora speri che sappia vivere l’incertezza senza soffrire il peso dei singoli eventi.
E nessuna squadra, in questo campionato, sa gestire quegli eventi meglio del Napoli.
Te lo spiego meglio con qualche dato.
È una squadra che domina poco, il Napoli, se consideriamo le ambizioni: nella classifica di partite dominate ha davanti le milanesi, sì, ma anche Lazio, Juve, Fiorentina e Atalanta.
Solo Monza e Empoli hanno disputato più partite tirate di loro.
Rispetto alle altre squadre di alta classifica, però, il Napoli è più a suo agio quando i margini sono risicati: ha sin qui vinto il 71% delle partite tirate, la più alta percentuale del campionato.
Numeri straordinari, quindi. Ma cosa ci dicono del Napoli e delle sue possibilità di scudetto?

Da una parte potresti pensare che non siano sostenibili. Che vivere nell’incertezza così a lungo rischia di farti lasciare punti per strada, prima o poi.
Ma dall’altra li vai a inserire in un contesto generale, e capisci che il Napoli è là davanti anche perché gestisce bene altri tipi di partite.
Non domina così spesso, ok. Ma quando domina vince. Sempre.
E quando dominano gli altri?
Questo è l’altro aspetto interessante: il Napoli non si è mai lasciato dominare in questo campionato. Neanche nei due 0-3 subiti contro Verona e Atalanta.
Le lacune c'erano, certo, ma dietro a entrambi i risultati c’è stata anche una performance realizzativa avversaria ben al di sopra delle attese.
Chi soffre l’incertezza e chi non raccoglie i frutti del dominio
Qual è, secondo te, il problema principale di questa Juve?
Produce troppo poco? Non si prende abbastanza rischi? Non ha elementi adatti per creare pericolo in maniera sostenuta?
Sono tutte riflessioni che nascono dall’idea che la Juve faccia fatica a dominare le partite. Eppure la percentuale di partite in cui ci aspettava vincesse con almeno un gol di scarto è più alta di quella del Napoli.
E allora qual è il problema?
La Juve di Motta non sembra riuscire a indirizzare le partite incerte. Rispetto all’era Allegri non ha più dalla sua quell’arte nera con cui controllare gli eventi. Non ha più figure capaci di compensare una produzione offensiva limitata con una straordinaria efficienza realizzativa. Dentro alle partite incerte, la Juve tende a essere ancor più conservativa. Non riesce a farsi bastare poco, per vincerle.
Napoli, Atalanta, Inter e Lazio vincono tutte più del 50% delle partite tirate. La Juve non va oltre il 27%.

Certo, dietro al gap con il Napoli ci sono anche i punti persi nelle partite in cui sembrava aver prodotto abbastanza per portarsi a casa i 3 punti. Ma quando c’è da buttare per aria una partita dominata, in Serie A, nessuna squadra fa meglio di…
Ora ci arrivo.
Prima guarda la tabella qui sotto. Indica il rendimento di una squadra di A negli ultimi due campionati.
È una squadra che non sembra essere peggiorata rispetto alla passata stagione. Produce qualcosina in più rispetto alle avversarie. Ha ritoccato percentuali di dominio e di probabilità media di vittoria.
Che squadra è?

Quella che sembra aver esasperato i limiti della passata stagione.
Il Milan è sì secondo per partite dominate, ma anche primo per partite dominate non vinte. La percentuale era piuttosto alta anche nella passata stagione, ma in questa prima metà del campionato è salita ancor di più.
Lasciare qualche punto quando domini può anche starci, se compensi con la capacità di fare tue le partite incerte, ma non è il caso del Milan.
La percentuale di partite tirate vinte è passata dal 68% dello scorso campionato al 33% di quello in corso.

Creare di più non basta. Creare abbastanza di più, di solito sì. Non per tutte, però. La differenza tra risultati e attese sta in quello che succede nelle due aree. È lì che lucidità, attenzione, connessioni con i compagni si fanno sentire ancor di più.
Soprattutto nelle partite incerte, certo. Proprio quelle che stanno limitando il rendimento di Juve e Milan e alimentando le ambizioni del Napoli.
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