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I passaggi che nessuno vuole difendere

Di tutti i modi per entrare in area di rigore, ce n'è uno che sta smontando anche le difese più strutturate. Come mai?
I passaggi che nessuno vuole difendere

La settimana scorsa avevo cercato di aprirti gli occhi a una dimensione diversa, di farti uscire dal binomio orizzontale-verticale. E sai cosa? È servito anche a me.

Negli ultimi 7 giorni ho visto diagonali dappertutto. Per risalire il campo, per chiudere gli spazi. Per rompere la struttura difensiva avversaria. Ma l’affinato senso percettivo mi ha fatto anche notare come uno specifico passaggio in diagonale sia stato al centro dei risultati di questa settimana.

Mi riferisco ai passaggi fuori-dentro dalla corsia esterna a quella interna che portano ad un ingresso in area di rigore. Da qui in poi li chiamerò 'tagli interni' perché né io né te abbiamo bisogno di complicarci le cose.

Non ho una formazione tecnica e potrei essermi anche perso una definizione più appropriata per giocate come queste. Se così fosse, fammelo pure sapere. Grazie.
Se proprio serve, eccoti un esempio fresco dalla tua coppia balcanica preferita:

Perché parlartene proprio oggi?

Dopo averli visti ripetersi di continuo, in questi giorni, ho capito che sono uno dei modi più utilizzati per entrare in area di rigore. Come mai?

Per tutti quei problemi che creano alla difesa avversaria.

Puoi essere accorto quanto vuoi. Puoi anche tatuare COMPATTI sulla nuca tua e dei tuoi compagni. Ma se non sei tu in possesso, non sei davvero in controllo. E se non sei in controllo, devi saper danzare nell'incertezza.

Ci sono pochi passaggi che testano la compattezza di una squadra come i tagli interni. Li ho visti funzionare sia contro difese ultra-organizzate che contro squadre in difficoltà.

Ti spiego perché.

Il primo problema è legato al lato cieco. Quando un giocatore, largo, effettua un passaggio verso l'interno, spesso obbliga i difensori a gestire movimenti diagonali che partono alle loro spalle. Non è solo questione di marcare: devono mantenere la consapevolezza simultanea di pallone e avversario. Una situazione che anche i difensori più esperti faticano a gestire.

Il taglio interno ti mette in difficoltà anche se lo vedi arrivare. Anche se la corsa si sviluppa davanti a te. Non la puoi anticipare. Basta un minimo errore di comunicazione, un attimo di esitazione nel coordinamento tra i difensori, e l'intera struttura difensiva rischia di collassare. È quel momento di lettura, quel tempo di reazione che fa la differenza, Yunus Musah.

Anche tu hai puntato il dito contro di lui, dopo quell’occasione di Lookman di venerdì scorso?

Il Milan aveva appena pulito l’area dopo una punizione dell’Atalanta e Musah sembrava poter tracciare lo spazio occupato da Lookman. Solo fino a un certo punto, però. All’Atalanta basta muovere palla da fuori a dentro su Samardzic per aprire una voragine al centro.

Kolasinac stava uscendo dalle corsie centrali e si porta dietro Emerson. Musah non capisce. Fa un passo avanti, sbraccia per far scalare Fofana, ma sarebbe comunque troppo tardi.

Lookman è andato. E Musah non lo prende più.

Quando c’è da difendere un taglio interno, il problema strutturale è forse il più serio.

Un passaggio da fuori a dentro si fa sentire quando la difesa è costretta ad allungarsi in due direzioni contemporaneamente. I terzini vengono tirati verso l'esterno, i centrali vengono spesso fissati dalle punte avversarie. E i centrocampisti si trovano nel dubbio se arretrare per colmare i vuoti, rischiando di lasciare spazio tra le linee agli attaccanti avversari. È una redistribuzione di compiti che crea vulnerabilità, soprattutto contro squadre abili a cambiare rapidamente il lato di gioco.

Certo, puoi cercare di rimuovere i tagli interni come opzione, salendo aggressivo e mandando tutti in fuorigioco. Può anche funzionare. Ma quando la corsa arriva da zone lontane e i riferimenti avversari in area abbondano, buona fortuna.

La probabilità di spezzare la linea lasciando uno dei tuoi compagni piantato è alta. Così come quella di permettere agli avversari di trovarsi due contro uno con il portiere.

Non so neanche se si possa parlare di decisioni, in questo caso. Chi difende ha frazioni di secondo per decidere se seguire il corridore, chiudere sul portatore di palla, o mantenere la posizione. Sono scelte che richiedono una lettura immediata della situazione, mentre il gioco si sviluppa a velocità che non permettono esitazioni.

E metti anche che su queste palle ci hai lavorato tanto. Che in settimana il mister ha battuto e ribattuto su sti tagli interni. Sei comunque costretto ad adeguarti a quello che fa l’avversario. Il passaggio può arrivare adesso, o dopo lo scarico. La corsa può arrivare dall’esterno o dal terzino che si butta dentro ancora da più indietro.

Secondo te Nuno Tavares non ascolta Baroni? Non dà fiducia a un uomo che gli sta svoltando la carriera?

Eppure anche lui si è fatto impacchettare da un taglio interno della coppia che impacchetta tagli interni da anni, ormai.

Le combinazioni fuori-dentro di Di Lorenzo e Politano di solito nascono quando il pallone passa velocemente da sinistra a destra. Quando Di Lorenzo arriva da dietro per infilarsi nel corridoio interno.

In questo caso, però, lo sviluppo è diverso.

La Lazio non ha concesso quasi niente al Napoli. Quel quasi, però, nasce proprio da un taglio interno.

Politano fa il suo. Riceve largo, porta fuori Nuno Tavares. Di Lorenzo attacca da dietro, ma non il corridoio interno. Attrae l’uscita di Romagnoli verso la fascia e permette a Politano di attaccare spazi più centrali.

Nuno Tavares ha ancora gli occhi sulla palla ma c’è traffico. Forse non sarebbe riuscito a tracciarne la corsa neanche se lo avesse seguito.

Guendouzi passerà tutta la partita a non sbagliare neanche una lettura e anche in questo caso fa il suo. Si stacca a protezione della porta e lascia a McTominay troppo poco spazio per calciare in porta con pericolo.

Politano e Di Lorenzo combinano per mandare al tiro McTominay

Il vantaggio più sottile, per chi attacca con la voglia di imbastire un taglio interno, è quello direzionale. Chi ha la palla sa dove vuole muoverla. Chi fa la corsa sa che spazio vuole attaccare. Chi difende si trova spesso a reagire, a fare movimenti contrari a quelli naturali. A rallentare per poi accelerare in un’altra direzione.

Sono esitazioni quasi impercettibili che trasformano un taglio interno in un'occasione pericolosa.

Prendi Carlos Augusto. Ti pare un terzino distratto? Ha sguardo e postura di chi è sempre sul pezzo. Mai passivo. Nando Orsi direbbe 'guardingo'. Se fosse più grosso e gli piacesse il basket sarebbe lì al posto di, che ne so, Caruso a OKC?

Eppure anche il povero Carlos Augusto si è fatto impastare dai tagli interni dei demoni di Xabi Alonso.

Sono passati poco più di 2 minuti e il Leverkusen ha già tutti e 10 i giocatori di movimento dentro la trequarti dell’Inter. Giusto per far capire le intenzioni.

Fanno possesso a destra con un quadrilatero minaccioso ma l’Inter è più preoccupata di restare compatta che di alzarsi aggressiva.

Zielinski si stacca su Mukiele e Palacios ne usa l’ombra per guadagnare metri da Bastoni. La palla di prima verso il corridoio interno serve la corsa di Frimpong che, come il compagno, sfrutta lo spazio alle spalle del suo marcatore – lato cieco, ricordi?

Carlos Augusto arriva a centimetri da contrastare il cutback per Tella, ma quei centimetri nascono dagli svantaggi nel difendere una giocata come questa. Dalla necessità di cambiare direzione quando chi stai marcando ha la capacità di superarti anche se partite allo stesso momento.

Difendere su Frimpong non è facile per nessuno, e Carlos Augusto l'ha capito da subito, a Leverkusen

Le difficoltà nel difendere i tagli interni valgono sia se difendi a uomo che a zona. Se marchi a uomo ti tocca reagire. Devi pagare il prezzo di tempi, letture e cambi di direzione di cui ti ho parlato prima.

Se invece difendi a zona, devi gestire i mezzi spazi a suon di scelte difficili.

Ma quando chi attacca combina movimenti concatenati, entrambi i sistemi mostrano i loro limiti: la difesa a uomo perde i riferimenti, quella a zona si trova a gestire troppi uomini nello stesso spazio in un momento in cui il tempo di reazione - più che lo spazio - diventa l'elemento decisivo.

Approcci ibridi aiutano. Ma i tagli interni sono una delle sfide difensive più complesse da gestire. Passano da una zona all’altra. Portano la palla dall’esterno all’interno. Perdersi i riferimenti è facile anche se l’idea è quella di prendersi l’uomo nella zona.

Vado con un altro esempio.

A Locatelli si può dire poco, in questo inizio di stagione. Ma contro il Bologna la sua lucidità è calata di quel tanto che basta per pesare molto, sul risultato finale. A partire dal gol di Ndoye.

Il Bologna sviluppa sulla destra con quattro uomini. La Juventus sembra averli coperti tutti, ma la pressione non è aggressiva. Mentre Odgaard e Castro tengono impegnati i centrali, Holm riceve largo da Beukema. In quel momento Ndoye non sembra una minaccia - deve averlo pensato anche Locatelli. Ma quando scatta verso la porta, è troppo tardi: Locatelli si trova a inseguirlo con un paio di metri di svantaggio, senza possibilità di recupero.

Ok siamo arrivati al punto della lettera in cui ti aspetti dei dati. Numeri, classifiche, barre, linee. Qualcosa.

Non voglio tradire la tua fiducia neanche oggi, ma in questo caso c’è bisogno di una precisazione.

In Serie A sono quattro le squadre che entrano in area più di 2 volte a partita dall’esterno sfruttando i corridoi interni.

Il Napoli è davanti a tutte, e la cosa non sorprende. Bologna e Atalanta viaggiano su volumi simili ma anche la Roma usa queste soluzioni spesso per entrare in area di rigore.

Niente di strano, quindi. Giusto?

Eppure dietro a questi numeri manca un dettaglio posizionale che nei dati evento, purtroppo, non trovi.

Prendi la classifica qui sotto. Indica il numero di passaggi dall’esterno all'interno ricevuti in area dai giocatori del nostro campionato.

Cosa noti?

È pieno di punte, centravanti grossi o dinamici.

Come mai?

Perché i dati evento ignorano tante cose. Sanno dove nascono i passaggi e dove finiscono. Ma non ti dicono da dove arriva chi riceve, che movimento fa.

Dietro a questi numeri ci sono i tagli interni, sì, ma anche quelle corse da dentro a fuori a portarsi dietro il centrale difensivo tipiche dei centravanti.

Sto entrando nel dettaglio, lo so. Ma vale la pena differenziarle. Anche perché ricezioni come queste, nelle stesse zone, con gli stessi passaggi, portano a vantaggi diversi.

Corse da fuori a dentro come quella qui sotto offrono meno opzioni. L’angolo della corsa ti fa orientare verso il fondo piuttosto che verso la porta. È più difficile arrivare al tiro ma anche mettere la palla dietro – se tieni al tuo menisco.

Sono corse che valgono meno, quindi?

Dipende da quello che succede attorno, ma tendono a rendersi più utili quando chi le effettua non finisce per ricevere il pallone. Quando aprono spazi alle sue spalle, per qualcun altro, in zone del campo ancora più pericolose.

Ho fatto il giro largo, ma spero sia servito a spiegare perché quei tagli interni sono così pericolosi.

È una questione di tempismi, vantaggi direzionali. Ma anche la postura di chi riceve contribuisce a renderli una soluzione tanto ricercata quanto efficace.

Se ti sei appena infilato in quel corridoio interno con una corsa da fuori a dentro hai più possibilità. A seconda di distanze e spazi puoi calciare in porta come Ndoye, o metterla dietro come Politano e Frimpong.

Il cutback — quel passaggio all'indietro verso il dischetto del rigore — è la naturale conclusione di un taglio interno. Non è un caso: quando arrivi in quelle zone hai già superato la prima linea di pressione. Chi difende guarda la palla e scivola verso la porta. Chi attacca può arrivare in corsa da dietro, con una visuale migliore, più tempo per coordinarsi, più spazio per calciare.

I cutback sono tendenzialmente una soluzione migliore delle altre, quando c’è da rifinire un'azione.

Secondo questa analisi di qualche anno fa, tra tutti i modi con cui si può andare il tiro, i cutback sono secondi soltanto ai passaggi filtranti per tasso di conversione.

Se un'iniziativa individuale porta al gol nell'11% dei casi e un cross nel 13%, i cutback hanno un tasso di conversione medio del 26%.

Percentuali di conversione per tipo di gol - Fonte American Soccer Analysis

Riempire quelle piazzole interne arrivando da fuori aiuta, quindi. Perché mette insieme tutto ciò che può mandare in tilt una difesa: vantaggi direzionali, lati ciechi, tempi di reazione ridotti.

I vantaggi si sono fatti sentire in settimana, ma c'è da scommettere che si riproporranno anche stasera, domani, domenica. Su qualche campo. A qualsiasi livello. Perché quando si tratta di entrare in area di rigore, poche soluzini creano così tanti problemi a chi difende.