I cross sul secondo palo stanno facendo danni

Se chiedi a Klopp come battere una difesa organizzata, lui ti risponde così:
“Devi fargli girare la testa. Quando i difensori sono costretti a girarsi continuamente, hai già vinto metà della battaglia.”
Tradurre citazioni inglesi di allenatori stranieri è un compito che rischia di banalizzarne i contenuti, ma spero di aver reso l’idea.
È una frase che mi è tornata in mente quando ho visto Carranza staccare indisturbato tra Pavlovic e Bartesaghi.
Forse ho visto troppo calcio di recente, ma non trovi anche tu che gol come questi stiano diventando più frequenti?

Il recency bias — la tendenza a dare maggior peso agli eventi recenti rispetto a quelli lontani nel tempo — può anche aver influenzato la mia percezione, ma quanto può durare sto bias? Perché io questa sensazione ce l’ho addosso da un bel po’.
Gli eventi recenti e l’ansia di trovare una risposta mi hanno quindi portato a indagare.
Ecco cosa ho scoperto.
Se tifi una squadra di Serie A, probabilmente hai già visto il tuo centrale perdere la marcatura sul secondo palo, in questo campionato. O magari è stato il terzino a farsi passare l’uomo dietro senza neanche rendersene conto. Insomma, la frequenza dei gol nati da un cross sul secondo palo è effettivamente aumentata, nelle ultime due stagioni.
Due campionati fa vedevamo un gol da cross sul secondo palo ogni 576 minuti. Lo scorso anno la frequenza è salita a uno ogni 473, quest'anno siamo a uno ogni 410 minuti.

Il trend sembrava essere già iniziato nello scorso campionato, quindi, ma come possiamo interpretare questi dati?
La differenza tra un gol e un’occasione sprecata è spesso così risicata da influire in maniera pesante sulla frequenza di eventi non troppo frequenti come questi.
Gli elementi per pensare che sia un'epidemia sono troppo pochi, quindi, ma un incremento del 37% nel corso di due stagioni è bastato a farmi indagare: cosa rende questi cross così pericolosi?
Cosa rende i cross sul secondo palo difficili da difendere
Difendere un cross sul secondo palo è più complicato di quanto sembra. Ci sono almeno tre decisioni che un difensore deve prendere — più o meno consciamente — per non ritrovarsi con il peso di un gol sulla coscienza.
Se hai sofferto di recente per un gol subito sul secondo palo, sei probabilmente impazzito perché il tuo difensore non ha marcato. Perché si è perso l’uomo, non ci ha fatto caso. Ti suona familiare?
Eppure la differenza tra un cross spazzato e un gol subito non sta nella scelta tra palla e uomo, ma nel riuscire ad alternare l'attenzione tra i due.
Dentro l’area di rigore i riferimenti cambiano di continuo. Le fonti di distrazione si presentano con facce nuove ogni paio di secondi. E sai quando capisci che sono distrazioni?
Quando il pallone ti è già passato alle spalle.
Chi attacca il secondo palo, spesso parte da lontano. Magari anche da zone del campo a te invisibili, o magari proprio davanti ai tuoi occhi, ma soltanto in partenza. Perché poi questo infame sa che quando ti passa dietro ha un vantaggio significativo.
Può essere l’esterno che parte dal lato debole e attacca l’area in diagonale, o la punta che sfila via passiva senza lasciare traccia. Mentre ti giri per capire da dove arriva, hai già perso il tempo per intervenire.
Quando Hugo Bueno fa partire il cross – sto tornando lì, sì, al gol del Feyenoord di martedì – Pavlovic ha già dato un’occhiata a Carranza, ma nel frattempo il contesto è cambiato.

Sia lui che Bartesaghi sono troppo passivi. Non è una questione di postura ma di sentire l’uomo che arriva per non perdere i riferimenti, per evitare di fargli colpire di testa indisturbato.
Prestare attenzione continuamente a uomo e palla è difficile. Non farsi impastare da chi ti attacca lo spazio alle spalle è ancora più difficile. Ma se la difesa è schierata e il possesso avversario fatica a fargli girare testa e gambe continuamente, allora anche i cross sul secondo palo diventano meno minacciosi.
La differenza tra una palla impossibile da gestire e una pronta per essere spazzata spesso sta in quello che succede prima.
Cosa rende i cross sul secondo palo pericolosi
Puoi sentirti nauseato quanto vuoi dai continui cross delle squadre di Italiano, ma se il suo Bologna è così ossessionato dal recupero palla in alto, è anche perché creare occasioni dopo aver riconquistato il possesso tende a essere più vantaggioso.
Pensaci bene, chi si trova a gestire una transizione negativa dentro la propria metà campo parte da una posizione di svantaggio per due motivi: deve difendere scappando verso la propria porta e deve proteggere la zona di campo più preziosa, il centro.
Se riesci a muovere palla velocemente sulle corsie laterali, quindi, puoi sfruttare quei 4 o 5 secondi di caos in cui chi difende sta ancora cercando di organizzarsi. La copertura degli spazi non tende a essere ideale, in queste situazioni, e anche se lo è, la corsa verso la porta limita la capacità di reagire velocemente ai cambi di direzione di chi attacca l’area, specialmente sul secondo palo.
Sono vantaggi che possono essere sfruttati anche quando il disagio strutturale avversario può essere provocato da un’uscita dal basso pulita o da un contropiede.
Quando chi gestisce il pallone riesce a eludere il pressing avversario o quando una ripartenza dal basso espone marcature preventive assenti o mal organizzate.

Per chi attacca, la chiave è sempre quella: far muovere testa e gambe di chi difende il più possibile.
Farlo in velocità aiuta chi vuol farsi servire dentro l’area ma anche chi deve crossare. Soprattutto quando arrivi dal lato opposto.
Attaccare il lato debole con un cambio di gioco, infatti, costringe la difesa avversaria a scivolare lateralmente, a modificare distanze e riferimenti. Portare pressione a chi riceve palla sul lato debole è difficile, così come mantenere i riferimenti dentro l’area di rigore.

I cross sul secondo palo più pericolosi sfruttano la difficoltà che noi umani incontriamo quando siamo costretti a prestare attenzione a più elementi in movimento.
Sono fatto male io, lo so, ma con il tempo ho scoperto di non essere l’unico a soffrire i luoghi affollati. A dire la verità, anche un evento sociale con più di sei persone mi genera ansia.
Per fortuna non tocca a me difendere Retegui o Dumfries sui campi della Serie A, ma anche i cervelli dei difensori del nostro campionato faticano a prendere decisioni in mezzo al caos. Anche quando nasce da un paio di uomini che attaccano il primo palo.
Chi difende deve gestire quel riflesso naturale che porta a stringere verso la zona di pericolo immediato. I centrali si compattano e il terzino sul lato opposto è costretto a scegliere: stringo a supporto dei centrali o mantengo la posizione per controllare l'inserimento?
La tendenza a proteggere gli spazi sul lato palla è presente anche quando le minacce avversarie non sono poi così numerose.
Prendi il gol di Gimenez di martedì: corner battuto corto dal Milan, Feyenoord che esce in blocco attratto dalla palla. Fanno densità sul primo palo e rimangono in inferiorità numerica sul secondo.
Thiaw ne approfitta.

Certo, rendere pericoloso un cross profondo è più facile su azione e l'alternanza dentro-fuori è uno dei modi più efficaci per sfruttarne la minaccia. Il Feyenoord ce lo ha mostrato proprio martedì.
Se sul gol di Carranza Pavlovic sembra attirato verso la sua porta da una forza gravitazionale è per quello che succede nei secondi precedenti.
Quando Paixao riceve nel corridoio interno, Reijnders è bravo a limitarne la pericolosità ma il suo passaggio per Moussa attira Pavlovic fuori dalla sua area e sposta il blocco rossonero verso il centro.

La linea si alza, Walker stringe e quando la palla torna a sinistra, il Milan deve scivolare di nuovo: Walker verso Bueno, gli altri in diagonale.
Chi deve crossare ha tempo e spazio per farlo con calma. Chi attacca l’area può sfruttare l’inerzia di chi dovrebbe marcarlo.

In pochi secondi il Feyenoord ha imbastito il contesto ideale per rendere un cross sul secondo palo difficile da contrastare.
Difendere a cinque aiuta, ma non basta
Molti dei gol che mi hanno portato a scrivere questa lettera sono nati contro difese a quattro e non si fa fatica a capirne il perché.
È una questione numerica, ma non solo. Se difendi a quattro, farsi trovare troppo sbilanciati su un lato è più facile. È più difficile, invece, scivolare velocemente per portare pressione a chi crossa. Quei movimenti in diagonale forzati rischiano di esporre i limiti di terzini distratti o linee difensive non coordinate.

Ok, le soluzioni per limitare i danni esistono. Lo stesso Milan abbassa spesso centrocampista o esterno per passare a cinque in determinati momenti della partita — lo faceva con Fonseca ma succede spesso anche con Conceição.
Il terzino che lavora sul lato debole deve saper gestire gli spazi alle spalle ma senza lasciare vuoto il centro. La linea deve essere coordinata e i meccanismi di marcatura chiari.
E se ti metti a cinque?
In Italia la difesa a cinque viene vista come la soluzione a qualsiasi problema. Ti vesti di nero se vuoi nascondere i due mesi senza attività fisica dopo Natale. Ti metti a cinque se vuoi colmare le lacune della tua squadra con e senza palla.
Certo, quando devi difendere i cross sul secondo palo avere un uomo per corridoio verticale aiuta: ti permette di incastrare meglio i movimenti avversari. Eppure non ti garantisce immunità dalle sofferenze.
Se stai preparando una partita contro una difesa a cinque e hai voglia di impastargliela con i cross, ci sono diversi aspetti che ti potrebbero aiutare.
Prendi il quinto di difesa, per esempio. Magari è sempre attento e puntuale anche in ripiegamento, ma è più probabile che se costruisci dal suo lato, se lo tieni alto e lo costringi a correre in diagonale verso la sua porta, qualche vulnerabilità viene fuori.
È vero che i braccetti sembrano fatti apposta per garantire poche sofferenze sul secondo palo, ma se li attiri verso l’esterno, se porti i compagni di reparto a compensarne le uscite, allora qualche varco sul lato debole si può trovare.
Se crei disordine, se riesci a disallineare i cinque uomini, le opzioni per sfruttare un cross sul secondo palo ci sono.
Chi sfrutta meglio i cross sul secondo palo in Serie A (e chi li soffre di più)
Gasperini odia i dati, gli americani e anche Lookman, a quanto pare, ma adora usare i corpi dei suoi per manipolare l'attenzione dei difensori.
Con Retegui a riempire l’area, l’Atalanta ha aggiunto pericolosità sulle palle laterali e una fonte di distrazione in più per liberare spazi anche sul secondo palo.
Nessuna squadra di A assiste più xG tramite cross profondi, anche se il primato si confonde se allarghiamo l’analisi ai 5 secondi successivi al cross.
La differenza tra prima e quinta è così risicata da non valere un approfondimento su chi occupa le prime posizioni, ma il grafico offre comunque l’opportunità di ricavare qualche nota interessante.

Puoi far caso ai pochi xG creati direttamente dal Milan, ma anche a quanto pericolo crea nei secondi successivi.
Puoi rimanere sorpreso dalla bassa pericolosità della Lazio — che però, se ci pensi bene, non ha troppi figuri capaci di attaccare bene quegli spazi — o da quella del Napoli.
Bologna e Inter sono naturalmente tra le più pericolose, ma l’efficienza sui cross le porta a ricavare ancora di più di quello che creano. Entrambe viaggiano a una media di 1 gol generato da un cross sul secondo palo ogni 4 partite. La più alta in Serie A.
Sapere quanto ogni squadra produce da queste situazioni aiuta chi le deve affrontare, ma dare un’occhiata a chi le soffre di più potrebbe essere ancora più utile.
I limiti difensivi del Parma sono così ben distribuiti da poterne evidenziare qualsiasi aspetto. Nascono dalle difficoltà nel gestire le transizioni, dai limiti individuali di terzini e centrali e da quella vulnerabilità nel scivolare lateralmente con una velocità sufficiente a difendere un cambio di gioco.
Nessuna squadra di A soffre più del Parma i cross sul secondo palo, soprattutto nei secondi successivi al cross stesso.

Il grafico aiuta a evidenziare che le piccole soffrono più delle grandi, ok, ma anche che Lazio e Milan concedono più delle squadre con cui competono.
E la Juve?
Ti aspettavi di trovarla più in alto nella scala della sofferenza, vero? Il numero di gol subiti sul secondo palo (su azione) sembra darti ragione: 4 in 25 partite. Solo Parma, Lecce e Monza hanno fatto peggio in questo campionato.
Eppure il basso volume di xG concessi in queste situazioni suggerisce che le vulnerabilità sul secondo palo siano meno strutturali di quanto potrebbe sembrare.
Certo, anche il volume pesa sui totali che ti ho mostrato qui sopra. Chi controlla le partite lascia meno opportunità agli avversari per mettere il pallone dentro l’area. Il numero di cross tentati o concessi, pesa, quindi. E allora eccoti un bello scatter plot per capire meglio l’efficacia di ogni squadra a prescindere dal volume.

I due assi ti mostrano il numero di xG creati e concessi ogni 10 cross sul secondo palo (entro 5 secondi).
Il grafico conferma la vulnerabilità del Parma e sottolinea la sterilità del Genoa. Ti dice che la Lazio non è al livello delle altre, e che anche il Milan fa peggio della media dentro la sua area. Evidenzia meglio una Juve non in linea con le meno vulnerabili del campionato, ma sottolinea anche quanto possa essere pericolosa quando è lei a crossare sul secondo palo.
Aumentare la frequenza è una tentazione a cui si deve resistere, quando si analizzano numeri come questi.
Il volume non è garanzia di pericolosità, quando si crossa sul secondo palo. Per avere buone possibilità di sfruttarli al meglio c'è da imparare a manipolare chi vorrebbe contrastarli. Fargli girare la testa è il miglior modo per iniziare a farlo.
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