Dobbiamo parlare dei falli

Ogni weekend, stessa scena: replay infiniti, Marelli che ti spiega perché quel giallo sì e questo no, tifosi che si scannano sui social. Eppure in tutta questa ossessione per i falli, c'è un vuoto enorme: nessuno ne parla dal punto di vista tattico.
Come mai?
A me sembra che ammetterne l’utilità sia ancora qualcosa di cui vergognarsi. Seguo il calcio da una ventina d’anni ormai e non ho ricordi di un allenatore che si sia detto contento di come i suoi hanno gestito i falli.
Sono ancora visti come atti sporchi, come qualcosa da nascondere. Anche se non recano nessun danno a chi li subisce. Anche se pensi che la tua mezzala abbia fatto bene a fermare il terzino avversario quando l’ha saltato, non lo diresti mai. Figurati. Quasi ti vergogni a pensarlo.
È un’attitudine che si lega alla nostra relazione con le regole, con quello che andrebbe fatto in un mondo ideale. Ma è la prospettiva giusta?
Se il regolamento prevede punizioni calibrate per ogni infrazione, non è forse il fallo parte integrante del gioco stesso?
Dei falli si discute quando c'è da protestare con l'arbitro. Ma dei falli come decisione tattica si parla raramente.
Ti sei mai chiesto come cambia la probabilità di subire gol a seconda di dove fai fallo? O come li usano le squadre del nostro campionato?
Io sì, e quindi ho indagato.