CSNW: Leao è cambiato? Il recinto di Koop e dove sta andando il Toro

Leao è cambiato?
Stanno provando a convincerti che Leao è cambiato. Che le panchine sono servite. Che adesso sì che ha capito cosa deve fare.
Sarà anche, ma a me pare che sia Fonseca ad aver cambiato il modo in cui utilizza Leao.
Metterlo in parte a Morata, aiuta a limitarne la passività senza palla, ma anche con il Milan in possesso il contributo di Leao è diverso: non più spinto via fuori dal centro della manovra per fissare il terzino in ampiezza; non più di contorno.
Era successo a tratti a Madrid, a Cagliari, e ancora più spesso contro la Juve. Ma sabato in Leao non si è più vista quella sua tendenza a vivere il centro del campo come uno spazio da riempire giusto per far contento Fonseca. Come una pausa dalla sua naturale tendenza ad allargarsi, a cercare conforto nella linea laterale.
Contro l'Empoli Leao ha fatto la seconda punta con e senza palla. Si è fatto coinvolgere prima, nella manovra, e in zone diverse del campo.

Ha funzionato?
Non troppo.
Abbassare Leao, accentrare Leao, non vuol dire cambiarne la natura. E allora quel rallentare per attirare i corpi avversari prima di cercare di superarli di istinto, può esporti a transizioni in zone di campo più pericolose della corsia laterale. Può esaltare la partita di un Goglichidze che vive i duelli con un'intensità opposta a quella di Leao.
È stato più centrale nello sviluppo della manovra che nella creazione di occasioni. Il Milan ha creato pericoli in altro modo.
Contro un Empoli che fa volentieri a meno del pallone, ti aspetteresti una partita paziente, a muovere palla da sinistra a destra alla ricerca di un pertugio, e invece Fonseca l'ha vinta in transizione. Sfruttando il talento di Reijnders, le letture di Fofana, e le difficoltà dell'Empoli nel gestire una costruzione più elaborata di una pallata lunga per la punta.
A Fonseca è piaciuta l'aggressività, la voglia di creare pericolo andando a prendere l'Empoli dentro la loro metà campo. Una voglia che viene fuori anche dal grafico qui sotto.
Il Milan ha cercato di recuperare palla a 62 metri dalla propria porta, in media. Oltre la linea di metà campo, un bel po' oltre. Era da agosto che non cercava di recuperare palla così lontano dalla propria porta.

Il recinto di Koop
L'inizio di stagione della Juve è così pieno di asterischi che a questo punto non so neanche come interpretare dati, rendimenti, problemi.
Sottolineare le difficoltà di Koopmeiners sarebbe facile, ma tra costole fratturate, febbre e necessità di inserirsi in un contesto diverso, non mi sembra il caso.
A Bergamo Koopmeiners ti restava impresso per come accompagnava la manovra a diverse altezze. Per come si muoveva con la stessa intensità dell'Atalanta. Per le corse a prendere l'uomo in avanti o i ripiegamenti attenti a tracciarlo fino alla propria trequarti. Per quanto sapeva accompagnare le risalite veloci lungo le catene laterali. O per come attaccava spazi creati da altri, sì, ma riempiti con una corsa in avanti e una bella stecca da fuori.
Se spendi 60 milioni per Koopmeiners è perché vuoi sfruttarne il dinamismo.
Ecco, quel dinamismo si è visto meno, alla Juve.

A inizio stagione ti aveva fatto storcere il naso perché lo vedevi largo a sinistra a compensare i movimenti di Yildiz. A Koopmeiners come macchina da cross non ci avevi pensato al suo arrivo in estate.
Ma con Thuram inserito, lucido e intatto, a sinistra la Juve ha oggi un triangolo piuttosto produttivo, e allora Koop finisce sul lato opposto, in quel ruolo da invasore di destra nel 3-2-5 posizionale che un po' si avvicina alle idee di Thiago Motta.
Koop, oggi, lo noti più per come riempie l'area, per quante volte attacca la profondità che per altro. Quando coinvolto lontano dalla porta, tende a ricevere palla in quel rettangolo di campo appena dentro la metà campo avversaria: spesso largo a destra per offrire una soluzione in uscita.
In una Juve che non porta troppi corpi oltre la linea del pallone, è a Koopmeiners e a pochi altri che spetta il compito di riempire spazi più avanzati.
Ma se non ti trovi a tuo agio nello stretto, se non sei un manipolatore di anime capace di inventare cose anche quando circondato da corpi aggressivi al centro del campo, allora ti tocca cercare luce altrove. A destra, appunto. Dove però le possibilità di associarsi in velocità, con Savona e Conceição, non abbondano.
In una Juve in modalità sopravvivenza, questo Koopmeiners sembra ancora una versione provvisoria di ciò che potrebbe essere.
Il Toro non può permetterselo
Iniziare una partita contro il Napoli imbucando alle spalle di Lobotka, sviluppando lungo la corsia laterale, e innescando la tua punta con un bel cross dentro l'area di rigore è un segno positivo, di solito. Vuol dire che hai i mezzi per creare pericolo contro una squadra che vive per evitarlo.

Ma se sei il Toro, se sei nel mezzo di una crisi produttiva, se sai già che dall'altra parte c'è uno scozzese che spreca poco, un georgiano con soluzioni che i tuoi difensori non possono contenere e un belga grosso, possente, impacciato, ma non così impacciato da farsi annulare da Saúl Coco, l'interpretazione di quell'occasione cambia.
Il Toro è in quel periodo in cui i possessi avanzati rischiano di creare più pericoli a loro che si espongono, che agli avversari.
L'occhio a volte inganna, ok, ma quella fatica nel portare palla dentro l'area di rigore è evidente:

Senza Zapata e con una fragilità difensiva insostenibile, il Toro è diventato più sterile. Produce poco e quelle poche occasioni tendono ad essere sempre meno pulite. È in quella fase in cui i tiri nascono più per mettere fine a un possesso che per convinzione di poter trovare il gol.
Il trend della qualità media delle occasioni– xG per tiro – è quello che ti permette di non dover neanche spiegare cosa succede in un grafico: c'è un forte senso di inesorabilità dietro a questa linea che tende verso il basso da ormai qualche settimana.

Il Toro è così poco abituato ad occasioni pulite, che quando nascono capita che chi deve calciare non sappia cosa fare: si inceppa sul pallone, e alla fine, da un gol quasi fatto, non riesce neanche a ricavarne un tiro.
Non può permettersi nulla di tutto questo, il Toro. Non Adams che la mette fuori, non Coco che si imbarazza a porta vuota. Non in questo periodo. Non contro questo Napoli.
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