Cosa sanno le squadre di Serie A sulle diagonali (che forse non sai)

Ti hanno mentito. Ti hanno abituato a pensare al calcio in soli due modi. A una semplificazione così radicata da essere quasi invisibile.
Facci caso: quando una squadra fa possesso prolungato senza creare pericoli, la definiamo orizzontale. Se cerca di risalire il campo in maniera diretta, verticale. Questa dicotomia è diventata lo strumento predefinito per analizzare tattiche, interpretare partite, definire identità di gioco.
Eppure, c'è qualcosa che non torna.
Se lavori sul campo, se alleni, lo sai già. Mentre continuiamo a ragionare per assi cartesiani, le squadre si muovono in una dimensione diversa. Quando cercano di guadagnare metri verso la porta avversaria, quando vogliono manipolare gli spazi e creare opportunità, muovono il pallone soprattutto in diagonale.
Non è un'opinione: i dati mostrano che almeno il 60% dei passaggi in avanti di tutte le squadre in Serie A sono in diagonale. Non alcune squadre. Tutte.
Sei sorpreso? Eppure l'era dominata dal gioco di posizione è costruita sul valore delle diagonali. E anche chi ti ripete che la sua squadra non è attrezzata per lo scudetto - proprio lui - ha costruito i suoi successi su strutture diagonali.
Dai possessi lunghi al contropiede, dalla costruzione bassa all'attacco diretto. Se presti attenzione, puoi notare anche tu che le diagonali sono al centro del gioco. Anche se la diagonalità non esiste. In teoria.
Cercala pure su treccani.it (o non so, sul tuo portale del sapere di riferimento): non c'è.
È una parola che, nel calcio, nasce dalla necessità di definire l'uso di passaggi, movimenti e posizionamenti in diagonale per destabilizzare le strutture difensive; per creare opportunità d'attacco e sfruttare meglio gli spazi.
È un concetto che ha preso forma gradualmente, emergendo dalla pratica prima ancora che dalla teoria. Nasce dal campo. Come se il calcio stesso avesse trovato una risposta evolutiva alla crescente organizzazione delle difese moderne.
A cosa serve, allora, la diagonalità?
Facciamo un passo indietro. Pensa a quello che già sai: ogni passaggio, in teoria , dovrebbe avere uno scopo preciso. Un passaggio verticale può tagliare fuori 3-4 avversari in un colpo solo. Uno orizzontale può spostare l'intera difesa, creando spazi dove prima non c'erano.
Ecco, la diagonalità offre vantaggi complementari a questi. Un passaggio in diagonale può attraversare più linee di pressione contemporaneamente, creando situazioni dove chi riceve ha un vantaggio posizionale sull'avversario: ha una visuale più ampia del campo e un orientamento del corpo che gli permette di giocare rapidamente in avanti.

Quando una squadra utilizza passaggi e movimenti in diagonale, sta essenzialmente attaccando su due dimensioni contemporaneamente. Sta creando angoli che portano le difese a prendere decisioni complesse.
Mettiti nei panni di chi difende.
Per pressare un giocatore che riceve in diagonale, devi spesso cambiare direzione, perdere metri e tempo. Rischi che sia il tuo stesso movimento a rendere le cose facili a chi riceve. Ha più tempo per decidere, può vedere arrivare chi lo pressa, può sfruttare l'angolo per proteggere palla.
Ma c'è di più. La diagonalità è uno strumento prezioso anche per gestire il rischio. Per non diventare vittima dei momenti di transizione. Se perdi palla su un passaggio diagonale, l'avversario si trova in una situazione meno vantaggiosa rispetto a una perdita di palla in verticale.
Perché?
L'avversario che intercetta la tua verticalizzazione è già orientato verso la porta, ha la possibilità di attaccare direttamente. Con una palla persa su una diagonale, invece, deve prima riorientarsi, cambiare la direzione del gioco. Sono secondi o metri in più che possono fare la differenza tra una transizione pericolosa e un’efficace riorganizzazione della struttura difensiva.
Quando parliamo di transizioni, la diagonalità ti permette di rallentare il gioco quando serve. In certe zone del campo, avere la possibilità di controllare il ritmo attraverso passaggi diagonali ti permette di evitare scelte rischiose. La palla viaggia, ma in modo controllato, dando tempo alla squadra di mantenere la sua struttura.
Prendiamo una situazione che vediamo spesso in Serie A. Il braccetto di destra riceve palla da sinistra. Davanti a lui, il quinto è alto e largo sulla fascia, mentre la mezzala di quel lato si muove in diagonale verso l'esterno.
È un movimento semplice, ma crea diversi vantaggi. Chi vuole ricevere (la mezzala) non deve farlo spalle alla porta, ma può vedere sia la palla in arrivo che il campo davanti a sé. Non è difficile per l’esterno alzarsi in pressione, ma la mezzala qui ha il tempo per capire cosa fare. Per vedere se lo spazio si crea al centro, attorno al mediano, o se quello stesso mediano ha creato spazio più avanti, per il movimento incontro della punta.

Lo so, sembra strano, ma fino a tempo fa il calcio era molto più lineare. Si ragionava per corridoi verticali, per linee orizzontali. La svolta è arrivata quando gli allenatori hanno iniziato a notare come le squadre più efficaci fossero quelle che sapevano rompere queste strutture.
Mettiamola così: se tutti difendono in modo ordinato, in linee orizzontali perfette, l'unico modo per creare disordine è attaccare queste linee da angolazioni inaspettate.
Da spettatore, è facile ignorare la diagonalità perché è ovunque. La trovi nel calcio codificato di Conte e in quello di chi si ossessiona per il controllo del pallone. Nel gioco di posizione e in quello che invece parte dalle relazioni per costruire identità collettive.

E in Serie A, come viene utilizzata?
Ci sono molti fattori che influenzano la diagonalità di una squadra. E per ricavare qualcosa di interessante dai dati, c’è da entrare nello specifico.
In costruzione, alcune squadre del nostro campionato superano il 75% di passaggi in diagonale, mentre altre si fermano intorno al 64%.
Cosa porta a questa differenza?

La diagonalità può essere una necessità quando hai difficoltà a consolidare il possesso in zona centrale o se non ti fidi di far ricevere palla sotto pressione ai tuoi centrocampisti. Magari preferisci evitare rischi nella costruzione diretta dal centro e allora ti muovi verso le corsie laterali.
Ma la diagonalità può anche essere una scelta deliberata per manipolare la struttura difensiva avversaria. Può servire a creare angoli di passaggio che permettano di saltare il primo pressing. Può anche permettere a chi riceve di orientarsi già verso il prossimo passaggio.
Nel terzo difensivo, basse percentuali possono indicare la preferenza verso una costruzione diretta o la voglia di attirare il pressing al centro per poi sfruttare gli spazi creati. Non è necessariamente una questione di qualità, ma di caratteristiche e scelte tattiche. Una percentuale più bassa di diagonalità può essere sintomo di un approccio diverso alla costruzione, non per forza meno efficace.
E nel terzo offensivo? Qui la diagonalità assume forme ancora più specifiche.
Per capire come le squadre la utilizzano per creare occasioni, ho analizzato due tipi di passaggi diagonali: quelli che dal corridoio centrale cercano l'ampiezza e quelli che dalle corsie esterne penetrano verso i corridoi interni. In entrambi i casi, mi sono concentrato sui passaggi che generano un'occasione: direttamente o precedendo l’assist.
Sono metriche che ci permettono di osservare come ogni squadra interpreta la diagonalità nella fase di rifinitura, come la usa per destrutturare le difese avversarie e come la adatta alle caratteristiche dei propri giocatori offensivi.
Ti metto qui davanti la tabella completa e poi entro nel dettaglio:

I dati ci mostrano pattern ricorrenti, ma anche variazioni significative che vale la pena sottolineare.
La maggior parte delle squadre di Serie A genera più occasioni con passaggi in diagonale dall'interno verso l'esterno. Fin qui, niente di strano. È una risposta naturale alla densità centrale delle difese. Fanno di tutto per stringere corpi, annullare spazi, spingerti fuori dandoti l’impressione di poterle stropicciare soltanto muovendo palla lateralmente.
Ecco, soltanto no, ma più spesso sì.
Dici creare occasioni dalle corsie laterali ed ecco che spunta il Bologna di Italiano. Eppure è la Fiorentina, ad oggi, la squadra che crea più occasioni con sequenze offensive “da dentro a fuori”.

I modi per arrivare al tiro, partendo da soluzioni come queste, sono principalmente due.
Un passaggio in diagonale verso la corsia laterale permette all’esterno dal piede invertito di rientrare verso il centro (sto pensando a te, Riccardo Orsolini, riprenditi presto dall'infortunio). Fa scivolare gli avversari nella direzione opposta di quel tanto che basta per guadagnare un tempo di gioco (e dare a Orsolini una scusa buona per stampare la palla contro le gambe avversarie).
Ma lo stesso passaggio — solo più profondo e con una velocità diversa — può anche innescare il terzino nello spazio. Può fargli ricevere palla sulla corsa per metterla in mezzo o riconsegnarla a un compagno pronto ad invadere il corridoio interno.
Sono soluzioni diagonali che usano molto Fiorentina e Bologna, e che non sorprende vedere spesso anche nel Milan. Ma la Juve?
E Thiago Motta che usa i corridoi laterali per sviluppare prima di tornare al centro, che fine ha fatto? E il suo Bologna che crossava poco o niente?
Soltanto il Verona crea meno occasioni della Juve sviluppando da fuori a dentro. Come mai?
Centrano le caratteristiche dei giocatori e le difficoltà che sta incontrando nel riempire con pericolosità la zona di rifinitura.
Se ti aspettavi un Koopmeiners rifinitore creativo sulla trequarti, mi dispiace. Thiago Motta lo sta sfruttando soprattutto come invasore. Il suo coinvolgimento in zone centrali del campo nasce quando c'è da riempire l'area piuttosto che imbucare per un compagno. Quando c'è da attaccare la profondità piuttosto che ricevendo palla in zona di rifinitura.

Prudenza e concentrazione del talento portano la Juve a sviluppare principalmente lungo le catene laterali. Ha esterni che si esaltano rientrando verso il centro del campo, e muovere palla da un lato all'altro è una delle soluzioni più sensate per innescarli creando qualche pensiero in più alle difese.
Con Vlahovic al posto di Zirkzee, poi, Thiago Motta preferisce coinvolgere il centravanti in modo diverso. Non più centro attorno al quale costruire soluzioni offensive ma riferimento da cercare in profondità o da servire direttamente dalle corsie laterali.
Forse non si fida di coinvolgerlo in zone centrali a ridosso dell’area, o forse non ha abbastanza uomini che possono compensarne i movimenti incontro. O forse entrambe, chissà.
Costruire occasioni da fuori a dentro è più difficile un po’ per tutte. Ma Parma e Napoli ci riescono più spesso anche per le caratteristiche dei loro centravanti.
Non so tu, ma se penso a Lukaku con Conte mi viene in mente quel tracciante diagonale che all’Inter usciva dai piedi di Barella o Hakimi. A Napoli Lukaku è più impacciato, meno brillante, ma anche così pesante da riuscire a creare ancora pericolo ricevendo palla in diagonale dalle corsie laterali.
Non tutto ruota attorno ai centravanti, però, soprattutto se puoi sfruttare relazioni ormai consolidate.
Di Lorenzo, Politano e Zambo Anguissa riempiono e svuotano spazi a piacimento ormai da qualche anno sulla corsia di destra. Ci sono anche le loro combinazioni, qui sotto, tra le occasioni fuori - dentro create dal Napoli in questo campionato.

Ma dicevo, i centravanti. A Parma ce n’è uno non ancora così incisivo sotto porta, ma che esalta bene le caratteristiche di chi gli si muove attorno.
Bonny ha spalle e gambe per attirarsi i centrali avversari quando si muove incontro, e la capacità di usarne l’attenzione per innescare i compagni.
La centralità di Bonny nella rifinitura del Parma si nota in quelle diagonali interne che arrivano quando svuota l’area, ma anche nelle imbucate verso il corridoio interno che portano spesso a un assist per un compagno.
7 delle 11 occasioni create dal Parma in questo modo sono passate per i piedi di Bonny. Puoi guardare ai numeri complessivi o aggiustare tutto per 90 minuti giocati, il risultato è lo stesso: nessun giocatore di Serie A si rende più utile quando c’è da creare pericolo in diagonale da fuori a dentro.

Dicembre è il mese dell'ingordigia, dell'abbondanza. Anche la Serie A, quest'anno, ti riempirà le giornate di partite. E visto il periodo dell'anno, potrebbero non essere sempre esaltanti.
Usale allora per andare nel dettaglio. Per cercare quella diagonalità che magari prima non notavi. Ti capirà di notare che non è poi così nascosta, in fondo. Basta prestarne attenzione.
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