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Cosa è Successo Nel Weekend Ep.11

Il Milan che non vuole cambiare, cosa non è bastato a Roma e Napoli, l'imposizione del Bologna, e Nikola Krstović.
Cosa è Successo Nel Weekend Ep.11

Il Milan non vuole cambiare

Se vuoi capire come mai il Milan abbia cambiato il suo approccio nel corso della partita, eccoti un indizio da Conceição:

“Nel primo tempo abbiamo cercato di pressare un po' più alto ma non tutti pensavano nella stessa maniera”

Qui invece un esempio dal campo:

Creare problemi all’Inter pressandola in alto è possibile, certo, ma serve una coordinazione e una compattezza che questo Milan fatica a trovare.

Puoi anche schermare i loro costruttori sì, ma poi Barella e gli altri ti muovono in giro per il campo con pazienza. Tornano indietro fino a Sommer dandoti la sensazione di essere vicino a qualcosa di grosso, a un recupero dal valore più alto possibile. Quando ti alzi per seguirli, però, rischi di lasciare almeno un uomo che libero tra le linee:

Il Milan cercava di vincerla con la difesa, perché anche quando si faceva imbucare, riusciva a compensare con il lavoro di una linea sorprendentemente attenta e coordinata, se pensiamo a quella di inizio stagione.

Pensare di poter resistere per 90’ in quel modo era però forse troppo per Conceição, e allora l’approccio difensivo cambia (un altro indizio dalle sue parole):

“Abbiamo dovuto abbassare un po' la squadra per capire il momento giusto in cui pressare e partire forte”

Il gol nasce da un esempio del Milan che pressa alto, dice lui. Ma in realtà la furbata di Abraham arriva con il blocco medio rossonero già abbassato nella propria metà campo.

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Il Milan cercava di vincerla con la difesa perché ha ancora bisogno di farsi attaccare per sfruttare le sue qualità.

È più pericolosa quando attira gli avversari nella propria metà campo che quando prova a costruire nella loro.

Anche nel derby gli attacchi più pericolosi del Milan sono nati da lontano, a 33 metri dalla porta di Maignan - l’altezza media più bassa in stagione.

Anche nel derby gli attacchi più pericolosi del Milan sono stati in transizione, partendo dal basso e risalendo il campo con pochi passaggi, in velocità.

Gli expected goals prodotti in contropiede hanno rappresentato il 48% del totale. La seconda più alta percentuale in stagione (dopo quella di Como).

Ci ha provato Fonseca, ci sta provando anche Conceição. Eppure il Milan non sembra voler cambiare la propria natura.

Cosa non è bastato al Napoli

Te la ricordi la Roma di Napoli? La “prima” di Ranieri?

Era stata la Roma meno intensa di tutta la stagione.

Comprensibile, certo: prima partita dopo i traumi dell'era Juric, a Napoli. La scelta di compattarsi verso il basso per poi ripartire aveva senso.

Due mesi dopo, la Roma ha concesso al Napoli ancora meno passaggi prima di provare a recuperare palla.

L'aspettare e ripartire è ormai un tema centrale nella Roma di Ranieri. È una squadra che sa fare possesso anche dentro la metà campo avversaria. Che connette le pallate lunghe di Paredes con le corse di Dovbyk o che passa da Dybala per sfruttare la qualità degli esterni sul lato debole.

Ma le risalite veloci dopo essersi assestati verso il basso danno più gusto a Ranieri, non ti sembra?

Dev'essere stata quella l'idea anche ieri, ma finché il Napoli ci ha messo del suo, la Roma non è riuscita a guadagnare troppi metri.

La squadra di Conte non muove palla dal basso con la stessa astuzia della sua Inter, ma quando si avvicina alla trequarti ha diversi strumenti per manipolare le difese.

Quali?

Juan Jesus, per esempio.

JUAN JESUS

Tu dimmi se avresti mai pensato che JUAN JESUS sarebbe stato un fattore nella corsa allo scudetto 24/25? Non ti dico neanche un anno fa, ma, che ne so, cinque anni fa?

E invece c’è JUAN JESUS dietro alla palla in profondità che innesca la prima occasione pericolosa del Napoli a Roma.

C’è Juan Jesus quando Spinazzola e David Neres alternano corsie e movimenti per trovare il gol del vantaggio.

Se ti dicono che Antonio Conte non migliora i giocatori, mostragli qualche clip di questo Juan Jesus.

Se ti dicono che Antonio Conte non gestisce il risultato, mostragli questo grafico qui, invece.

Al Napoli non serve dominare, ok. Vince anche quando le partite sono risicate, va bene.

Ma se crei giusto il minimo per andare in vantaggio, e lasci che la Roma domini così tanto nella tua trequarti, allora Mazzocchi che si perde Angeliño può capitare, prima o poi.

Il Bologna non vede l’ora che tu faccia possesso

Fabregas pensa che sia stata colpa loro. Avevano lavorato alla grande in settimana e poi in partita, sai tu cos’è successo, ma hanno fatto altro. Peggio in 11 che in 10, dice lui.

Parla come se le partite del suo Como fossero un esercizio tattico del martedì., Fabregas. Uno di quelli in cui leghi i tuoi difensori con la corda per abituarli a muoversi insieme — si fa ancora? A me pare una cosa barbara.

Faccio sempre fatica a criticare Cesc, lo ammetto. A 12 anni 60 euro per una maglietta dell’Arsenal sembravano impossibili da mettere da parte e allora avevo scritto a penna FABREGAS 4 dietro a una maglietta bianca “Nike Football”.

Era la mia maglietta di Fabregas, capisci?

Eppure quando parla di Bologna - Como anche Cesc si perde una parte di verità.

Se le cose non ti riescono, quando affronti il Bologna, è perché te le rendono più difficili loro.

Siamo abituati a pensare al possesso come uno strumento per manipolare gli avversari, ma le squadre di Italiano lo sfruttano anche quando sono gli altri ad avere il controllo.

Guarda questo grafico:

bologna como possesso.png

Se non sapessi niente della partita, cosa penseresti?

Che al Bologna ci sono voluti 60 e più minuti per prenderla in mano?

O che il Como è riuscito ancora una volta a mantenere il controllo del pallone?

Ok, guarda quest’altro grafico:

bologna como ft.png

Dopo l’espulsione di Fadera è un’altra partita, certo, ma anche nei primi 38 minuti il Bologna accorciava con facilità i possessi del Como.

D’accordo, Cesc, i tuoi non hanno applicato il piano partita, ma forse perché non erano neanche abituati a una pressione del genere?

Il Como non aveva mai affrontato una squadra che gli concedeva così pochi passaggi prima di aggredirli (giusto 5 nei primi 45’ di gioco).

Solo la Lazio all’Olimpico e — guarda caso— il Bologna all’andata avevano riconquistato più possessi nella metà campo del Como.

Certo, tra prestazione e risultato c’è altro. Dominguez che fa impazzire Engelhardt a sinistra. Goldaniga che difende l’area con la passività fittizia di chi marca un bambino e lo lascia passare davanti per farlo contento.

Il Bologna ha anche attraversato quei 15 minuti di stasi in cui si annusa una possibile rimonta, ma nei primi 40 minuti di partita aveva messo a disagio gli uomini di Fabregas. Nico Paz compreso.

In un universo parallelo Skorupski non la va a prendere sotto al sette e il Como la ribalta in 10 al 93’. Ma prima di quella punizione, Nico Paz aveva sofferto parecchio l'aggressività del Bologna.

Lo si nota anche nel numero di palloni strappati dai suoi piedi nel corso della partita.

Prima di sabato, si era fatto rubare più di 3 palloni soltanto una volta, in stagione: nella battaglia di nervi sotto la bufera di Venezia.

A Bologna, invece, i palloni strappati dai suoi piedi sono stati addirittura 6.

Nico Paz palloni persi.png

Ci sono gli errori del Como, dietro le difficoltà di Bologna, ma c’è anche tanto Bologna, dietro agli errori del Como.

Ma non è che Krstović…

Krstović calcia così spesso verso la porta avversaria che viene associato a gente come Haaland e Lewandowski per numero di tiri tentati.

Scegliere quando calciare a sensazione senza capire cosa ti sta succedendo attorno non aiuta, se sei un attaccante. Ma accumulare tante conclusioni aiuta gente come me a capire se un attaccante è in grado di fare gol oltre le attese o no.

Ecco, per un anno e mezzo il rendimento di Krstović ci aveva detto che affidarsi a lui come centravanti per salvare la propria squadra non era cosa buona o giusta.

Eppure nelle ultime 10 partite l'efficienza di Krstović è schizzata verso l'alto per la prima volta dopo quel boom di entusiasmo delle sue prime settimane in Italia.

Sembra una pazzia, lo so. Anche perché a Parma, prima di farsi annullare un gol e di segnarne uno alla Julio Cruz, se n’era mangiato uno ancor più facile.

Dieci partite sono un campione troppo piccolo per fare previsioni, ma questa versione di Krstović ci fa almeno intravedere un futuro diverso da quello che sembrava destinato ad avere.