Cosa è Successo Nel Weekend Ep.9

Juve e Milan hanno viaggiato a intensità diverse
Conceição parla di fame, voglia, attitudine. Sai tu cosa vede lui in settimana che noi non vediamo.
Dice che non sono problemi nuovi, ma che sta a lui risolverli.
Tocca a lui compensare i cali di attenzione delle sue coppie di esterni. Di Musah e Emerson. Di Theo e Leao. Tocca a lui assicurarsi che non si facciano imbucare o portare fuori posizione, o che non si stacchino in avanti nel momento sbagliato.
Sono tutte cose che Conceição deve aver tenuto in considerazione anche quando preparava la partita dello Stadium.
Ha preferito organizzare i suoi in un blocco medio, compattando le linee per evitare che quelle disattenzioni potessero aprire spazi in mezzo, o alle spalle dei terzini.
Quella costruzione bianconera indisturbata per quasi 60 minuti di partita dev’essere stata parte della strategia di gara, quindi.
Anche perché arrembaggio finale a parte, allo Stadium abbiamo visto il Milan meno intenso della stagione, in fase di pressing.
Concedeva 17 passaggi prima di cercare di recuperare palla. Il numero più alto dal derby di settembre.

Puoi pensare che sia stata una scelta giusta o una sbagliata. Magari ti fai condizionare dal risultato, ma nel primo tempo le cose erano anche funzionate.
Se rinunci ad aggredire la costruzione avversaria, ti abbassi un po’. Accetti di dover creare nella tua metà campo le occasioni da sfruttare là davanti.
Il Milan ci era riuscito con pericolo al 26’.
L’abbassamento di Bennacer tra i centrali creava problemi al pressing della Juve. Yildiz doveva seguire la palla mentre sfilava via verso Tomori e così su Theo doveva uscire McKennie. L’inerzia non era però dalla sua. Theo usava proprio l’aggressività di McKennie per fargli passare il pallone da una parte e il suo corpo dall’altra. Al Milan bastava un semplice uno-due per lanciare Theo in campo aperto (nasce da qui la baraonda di occasioni a partire dal tiro scivolato di Leao).

Uscire in modo pulito dal basso è necessario, quando gli avversari ti vengono a prendere con questa intensità.
La Juve concedeva giusto 7 passaggi prima di cercare di recuperare palla. Il più basso numero concesso al Milan in questo inizio di campionato.

Uscire in modo pulito dal basso è necessario anche per evitare di farti schiacciare dai continui possessi avversari. Per offrire al tuo portiere dall’aduttore stiracchiato pallate lunghe che rischiano di alimentare la pressione avversaria.
Quella costruzione bassa semplice ma efficace del primo tempo non si è più vista, nei secondi 45 minuti e le difficoltà nel risalire il campo hanno peggiorato la situazione.
Anche perché quando c’è da manipolare con il pallone strutture difensive vulnerabili, la Juve ha qualche soluzione a disposizione.
Ha la pazienza per portare uno dei tuoi a staccarsi verso l’alto per poi riempire lo spazio alle sue spalle.
È successo con Koopmeiners al 58’. Il suo controllo è goffo e quasi la perde. Ma McKennie è nella fase overconfident della sua carriera e gli basta una suola per pulire via un possesso sporco.
Fofana era uscito per tracciare Koopmeiners e quando l’ex-Atalanta rientra sul sinistro, la linea difensiva del Milan è ancora fissata in basso. Nessuno si è staccato in avanti su Nico o Thuram.
La traccia diagonale di Koopmeiners permette ai due di combinare con agio prima di servire Mbangula.

A Fonseca si contestava quel 4-2-4 vulnerabile ma Conceição sembra avere gli stessi problemi anche con una struttura diversa.
Le strategie cambiano, gli allenatori cambiano, ma il Milan continua a farsi manipolare troppo facilmente dalle avversarie.
Il Napoli non si fa ingannare
Cosa incide di più sul percepito di una partita?
Lascia stare i dettagli, o l’approccio. Parlo proprio di sensazioni. A pelle.
Non è il possesso palla perché ormai non ci convince più. Abbiamo sviluppato una certa resistenza a quelle manovre a U che ipnotizzano solo noi che aspettiamo una soluzione diversa dal fraseggio orizzontale tra i centrali.
Abbiamo bisogno di qualcosa in più per farci sentire che la partita sta andando in una certa direzione. Ma cosa?
Le occasioni da gol, ok. Ma quando mancano anche quelle?
Ci ho pensato in questi giorni perché in Juve-Milan e Atalanta-Napoli non ci sono state abbastanza occasioni da indirizzare il mio percepito. Non potevo affidarmi a pali o xG per capire che partita stavo vedendo. Chi la stava controllando meglio. Chi sembrava poterla indirizzare.
Si può anche simpatizzare con l’incredulità del post-partita di Gasperini, sì, ma le occasioni dell’Atalanta sono state così poche da produrre il secondo peggiore numero di xG da inizio campionato.
E allora da cosa mi sono fatto ingannare?
Dev’essere il dominio territoriale. Ha a che fare con il possesso, ma avviene in zone avanzate del campo. Si avvicina di più a qualcosa di concretamente pericoloso. Quando dura così tanto come quello dell’Atalanta, poi, rischia di impressionarti ancor di più.

Il dominio territoriale rischia di convincere anche chi lo esercita che è solo una questione di pazienza. Che prima o poi qualcosa succede, dai.
Ma non sembra esser riuscito a convincere questo Napoli che la partita gli stesse fuggendo di mano.
Non sono un fan dello stile comunicativo di Conte ma qualcosa di interessante lo dice sempre. Un po’ perché fatica a tenersi le cose dentro. E un po’ perché ha quella mezza voglia di spiegarti le cose che hanno i serial killers che quasi vogliono farsi beccare.
Quando dice che il Napoli ha vinto per il coraggio, impazzisci. Hai visto uscire Neres per Spinazzola e Politano per Mazzocchi e pensi che non ci sia niente di coraggioso, in quelle scelte. Hai visto il Napoli schiacciato in basso quando l’Atalanta sembrava poterla ribaltare ad inizio del secondo tempo e anche lì, niente coraggio. Giusto?

Per Conte il coraggio, però, sta nel modo di vivere la partita sul filo della speranza. Nell’accettare quel dominio territoriale senza farsi alterare. Nel sapere che può sfruttare le marcature a uomo della Dea per crearle qualche problema quando devono tracciare le sue mezzali o Politano dentro l’area.
Il Napoli non domina le partite come le grandi squadre europee ma come loro combina l’eccezionale capacità di minimizzare la produzione avversaria e l’abilità nello sfruttare al massimo quel poco che crea.

Quella di Bergamo è la terza vittoria di fila con meno di 1 xG prodotto e la sensazione è che ne vedremo altre, da qui a fine campionato.
Briciole

Che poi, prestazione è una parola così grossa da dover essere spezzettata. Nella prestazione non ci sono solo le occasioni create e quelle concesse. Ci sono equilibrio, capacità di gestire i momenti della partita, di rendere le cose difficili agli avversari sui due lati del campo.
La prestazione del Verona è stata migliore di quello che sembra perché ha saputo creare più di qualche problema, alla Lazio. Per 15’ di partita. Prima che tornasse a farsi gol da sola, o quasi. Come già era successo nel primo tempo.
Al Verona basta sempre troppo poco per compromettere il suo lavoro, le sue partite. E anche una Lazio non sempre attenta ha saputo beneficiarne.
Il Bologna ha trovato l’avversario perfetto
Quello che, ok, là davanti ha un paio di figure capaci di farti soffrire in contropiede ma anche quello che non ha gli strumenti giusti per difendere tutti i tuoi cross.

Grafici a barre come questi sono utili perché li posso usare per portare la tua attenzione da una certa parte ma, hey, la vita è tua. Puoi anche fermarti a notare che Inter e Napoli sono efficaci, ma la Juve ancor di più. Che la Fiorentina non pulisce l’area così bene come sembra, o che più di 1 cross tentato delle avversarie del Monza su 4 finisce con un tiro.
Una percentuale alta, non trovi?
Eppure Vincenzo Italiano è riuscito a ritoccarla verso l’alto. A esasperare ancor di più quelle difficoltà.
Se hai visto la partita, o anche se hai guardato soltanto gli highlights, l’hai capito anche tu. Il Bologna ha creato tanto su cross.
Così tanto che le pallate dei vari Orsolini, Miranda e Lykogiannis hanno finito per produrre un tiro nel 50% dei casi. La più alta percentuale per il Bologna in questo campionato.
Member discussion