6 min read

Cosa è Successo Nel Weekend Ep. 4

C'è chi trova soluzioni nuove e chi si fa incastrare dal passato. Chi si scontra con i blocchi bassi e chi si mostra ancora più efficace quando riabbraccia la sua natura verticale.
Cosa è Successo Nel Weekend Ep. 4

Le nuove soluzioni del Napoli

Runjaic dice che nel secondo tempo sono mancate le energie. Che con un po' di fortuna magari una partita come questa la porti a casa.

Runjaic, però, non ti dice che i passaggi dell'Udinese l'hanno portata a guadagnare giusto 1083 metri verso la porta avversaria. Che soltanto tre squadre hanno fatto peggio, in questa Serie A. Che l'Udinese non era mai stata così poco precisa in costruzione come contro il Napoli (soltanto il 59% dei passaggi tentati nel terzo difensivo sono stati completati). Che anche quando i lanci lunghi finivano su petto o testa di chi dovrebbero servire, la palla finiva sui piedi degli avversari nel giro di uno o due secondi.

L'Udinese aveva costruito 50 minuti di speranza sulla capacità di recuperare palla in alto. Di usare i suoi predoni da duelli a tutto campo per creare qualche fastidio in più alla costruzione del Napoli. Ma senza la capacità di gestire il pallone in modi meno frenetici, ha risentito dei propri limiti.

Il 5-3-2 senza palla costringe l'avversario a risalire il campo lungo le corsie laterali, e il Napoli l'ha fatto più del solito.

Certo, in modi diversi.

A destra c'è un impianto di risalita ormai organizzato. Del triangolo Politano - Di Lorenzo - Anguissa finisco per scrivere in ogni lettera ormai, e non voglio abusarne il riferimento. Ma, ecco, a destra il Napoli vive di combinazioni più che di eccezionalità individuale.

A sinistra le cose sono cambiate, invece. Senza Mario Rui e Zielinski, l'esterno alto deve essere più autosufficiente. Olivera e McTominay si rendono utili più per come si muovono senza palla che per come interagiscono con i compagni. Sanno crearti spazi o riempire quelli che liberi tu. Sanno portarti palla, ma senza grande pericolosità.

David Neres si incastra bene in questo ruolo, quindi. Si rende pericoloso attaccando lo spazio alle tue spalle o attirando la tua attenzione quando riceve palla sui piedi.

Era dalla rimonta sul Parma – sì, quella con l'uomo in più e Del Prato in porta– che il Napoli non riusciva a concludere una così alta percentuale di costruzioni dal basso con un tiro o un ingresso in area di rigore.

Non sarà tutto merito di David Neres ma la sua autosufficienza ha aiutato.

Il Bologna ha esasperato il piano della Viola

Le squadre di Italiano si fanno sentire. Ti lasciano mezzo secondo in meno quando pensi di poter costruire tranquillo da dietro. Ti vengono a prendere con intensità. Sperano di farti fare una partita che non vorresti fare. O di esasperarla di quel tanto che basta per indirizzarla dalla propria parte.

La Fiorentina, però, è in quel periodo della stagione in cui può permettersi di lasciarti il pallone. Di sedersi comoda dentro la sua metà campo, tanto i pericoli nascono in fretta. Risale il campo guadagnando metri a suon di corse lunghe di Dodô o appoggiandosi sulle combinazioni veloci che prima o poi finiscono per coinvolgere Kean.

Stava andando così anche a Bologna. Attacchi rapidi partendo dal basso. Kean come riferimento centrale. Sottopunte pronte a buttarsi nello spazio. Colpani e Dodô a combinare sulla destra. Beltran tra le linee a pulire tutte quelle palle sporche che Bologna e Fiorentina creano in abbondanza.

Se la Fiorentina ha creato il 44% dei suoi xG su sequenze iniziate dal basso è per combinazioni come questa:

Ma le squadre di Italiano ti esasperano. Se sei a tuo agio con il pallone tra i piedi, puoi usarne la pressione a tuo vantaggio, ma se costruisci con Ranieri, Comuzzo e De Gea allora le opzioni si riducono.

Citterio (vice di Palladino) a fine partita ha detto che "sulla manovra potevamo riflettere di più" e non ha torto.

La Fiorentina non era mai stata così diretta in questo campionato.

La Fiorentina non aveva mai tenuto palla per periodi così brevi, in questo campionato.

Ha costruito la sua serie di risultati positivi gestendo al meglio i momenti. Sfruttando quel poco che crea. Mettendo la partita su piani che possono esaltarne le caratteristiche.

Sta creando troppo poco, però: meno di 1 xG in 5 delle ultime 6 partite. Contro Torino, Como, Genoa, Cagliari e Bologna.

Ok il minimalismo. Ok l'efficienza. Ok il vado in vantaggio tanto poi attacco in campo lungo. Ma produrre così poco non basta se l'ambizione è chiudere la stagione con un piazzamento europeo.

La scomparsa della Roma

Non l'avresti detto dopo i primi venti minuti di partita.

Non avresti pensato a una Roma che non riesce a gestire il pallone, a uscire dalla propria metà campo, ad andare oltre l'aggressività del Como per un tempo intero.

Non dopo averla vista innescare i suoi due terzini con quella facilità. Non dopo aver liberato spesso Abdulhamid sulla destra. Dopo averlo acceso con i cambi di gioco precisi di Hermoso o dopo aver attaccato gli spazi alle spalle del centrocampo del Como risalendo il campo in velocità per vie centrali.

Alla Roma stava mancando peso in avanti, più che capacità di fare possesso in quelle zone.

Il dominio territoriale c'era. Mancava un riferimento capace di riempire meglio l'area di rigore.

Le cose miglioreranno con Dovbyk, avrà pensato Ranieri.

Non è successo.

Il Como ha perso così tanti punti per indecisioni, imprecisioni sotto porta e ingenuità che Fabregas ha voluto impostare la partita su intensità diverse.

Intensità che la Roma del secondo tempo non era pronta ad affrontare.

Più passava il tempo e più faceva fatica a tenere palla, ad arrivare al tiro. Più passava il tempo e meno fatica faceva il Como per arrivare al tiro.

Se pensi che ci sia qualcosa di sbagliato in questo grafico, ho avuto anch'io il dubbio.

Oltre all'occasione di Dybala al 75° minuto, però, la Roma non ha prodotto nulla in tutto il secondo tempo. Non un tiro sporco. Non uno da fuori. Non una spizzata senza ambizione su cross.

Fino a ieri il Como non era riuscito a tenere nemmeno un clean sheet, in questo campionato. Soltanto fino a ieri.

Non dategli un blocco basso da rompere

Non a Thiago Motta che ci ha ricordato di quanto sia difficile creare occasioni contro chi ti aspetta compatto (ci torno sopra fra un attimo).

Non a Fonseca che cerca di convincerci che nessuna squadra in Serie A è così offensiva. Che porta i suoi a spingere il Genoa dentro la propria metà campo ma si rende pericoloso soprattutto quando si appoggia sui limiti di quel Genoa. Quando li fa alzare per poi attaccare in campo lungo, o di quando ne sfrutta le imprecisione nella costruzione dal basso.

Il suo Milan ha l'ambizione di gestire pallone e ritmi con più pazienza ma continua a rendersi più pericoloso quando può mostrare la sua natura verticale.

Contro il Genoa i tiri del Milan sono nati in sequenze molto corte, dopo meno di 3 passaggi, in media. Solo contro Udinese (in dieci) e Juve (dove i tiri su azione sono stati soltanto 3), erano arrivati più rapidamente.

I blocchi bassi sono responsabili anche dei problemi della Juve, in teoria.

In una settimana è passata dall'affrontare la squadra che l'ha pressata con maggior intensità a quella che più di tutte l'ha lasciata costruire tranquilla.

Le difficoltà nel creare pericolo, però, sono state le stesse.

Soltanto il 7% delle sequenze della Juve hanno prodotto un tiro, contro il Bologna. Soltanto il 6% contro il Venezia.

Sono percentuali che dicono poco senza un termine di paragone e allora te ne do due:

  • Le sequenze della Juve producono un tiro nel 9% dei casi, in questo campionato.
  • Le sequenze delle squadre di Serie A producono un tiro nell'8% dei casi, in questo campionato.