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Cosa è Successo Nel Weekend Ep.8

La Juve a sinistra, il Milan a un passo diverso, la Roma dal basso.
Cosa è Successo Nel Weekend Ep.8

L'Atalanta ha qualche problema con l'Udinese

Quella dell'andata era una squadra stanca, infortunata e distratta dalla settimana di Champions appena passata. Hien si era fatto impastare dal riferimento avanzato dell'Udinese – Davis – ma l'Atalanta aveva compensato un primo tempo difficile con una rimonta fortunata.

Quella di Udine, invece, è stata la più brutta della stagione.

O l'Atalanta ha problemi con l'Udinese, o sono solo due partite in un lungo campionato. Due partite diverse, tra l'altro.

Di solito sono gli allenatori che affrontano l'Atalanta a lamentarsi di non "essere riusciti a reggere la loro fisicità", ma questa volta le parole sono uscite dalla bocca di Gasperini.

Come mai?

Perché l'Atalanta ha passato diverse fasi della partita senza il pallone. Senza riuscire a riconquistarlo, a gestirlo. In telecronaca sottolineavano come quella pressione intensa dell'Udinese stesse costringendo l'Atalanta a cambiare strategia. A rinunciare a una costruzione palla a terra per fiondarla nella metà campo avversaria.

Era una novità secondo loro. Ma non è così.

Carnesecchi va lungo 6 volte su 10 quando rinvia dal fondo. Solo il Verona, in Serie A, ha una percentuale più alta di rinvii lunghi dell'Atalanta.

Andare lungo così spesso, però, contro Kristensen, Bijol e Solet (8 rinvii lunghi su 10 a Udine), con Lookman e CDK davanti, non aiuta.

Se dici Thauvin - Sanchez non pensi alla coppia di attaccanti che creerà più problemi alla tua costruzione, ma quando hanno palla loro, sì.

Non so tu, ma io mi aspettavo questa coppia dall’estate. Prima della partita mi chiedevo come si sarebbero mossi. Chi avrebbe fatto da riferimento centrale. Se si sarebbero portati dietro i marcatori dell’Atalanta compensando i movimenti del compagno.

La fluidità si è vista, ma in modo diverso tra i due. Sanchez ha interpretato il ruolo di riferimento avanzato, di prima punta. Una scelta sensata, vista l’età e il momento della carriera. Thauvin invece ha fatto... Thauvin. Muovendosi tra le linee e sfruttando l’aggressività dell’Atalanta per creare superiorità numerica un po’ ovunque, in giro per il campo.

A sinistra, la Juve è un’altra cosa

La Juve aveva trovato qualcosa di interessante a sinistra. Il triangolo Cambiaso - Yildiz - Thuram sembrava avere le caratteristiche per rendere quella corsia fluida, integrata, completa.

Thuram poteva fare il vertice basso o attaccare lo spazio. Cambiaso entrava volentieri dentro al campo o muoveva palla da dietro. E soprattutto sapeva come muoversi in base a chi aveva davanti: se serviva riempire uno spazio interno lo faceva, se c'era bisogno di dare ampiezza pure.

Yildiz piace un po' a tutti quando si muove per zone centrali, ma con quei due a supporto, poteva anche far contento Thiago Motta e partire con i piedi vicino alla linea laterale.

Insomma, a me pareva che fossero quelle le relazioni da cui partire per costruire una Juve più pericolosa.

E invece niente.

Cambiaso si fa male, Thiago Motta scopre McKennie terzino sinistro e addio. Chissà quando lo rivedremo, Cambiaso, su quel lato.

Certo, McKennie è stato uno dei migliori nel derby, ma con lui a sinistra, la Juve finisce per risalire il campo in questo modo:

Le due mappe ti mostrano dove finiscono i passaggi progressivi della Juve (quelli che avvicinano il pallone alla porta del 20% o più). In stagione (a sinistra), e contro il Torino (a destra).

Non indicano necessariamente le zone di campo più battute, ma quelle in cui si è concentrata la progressione del pallone. Se ti prendi un attimo di tempo, nella singola partita, riesci quasi a tracciare le soluzioni più comuni.

Con Savona e Yildiz, la Juve riusciva a risalire il campo in maniera più progressiva a destra. Sfruttava meglio ampiezza e sovrapposizioni anche a ridosso della linea di fondo.

Con McKennie a sinistra, invece, le ricezioni progressive si concentravano in quel quadrato di campo che la mezzala destra da invasione ora diventata terzino sinistro tendeva a riempire. Se hai McKennie a dare ampiezza a sinistra, sai già che la tua manovra tenderà a convergere verso il centro. E che Mbangula non avrà a disposizione troppe sovrapposizioni del compagno, per crearsi qualche spazio in più.

A Mbangula è toccato aspettare che succedesse qualcosa a destra, che la Juve muovesse palla velocemente da un lato all’altro, per potersi rendere pericoloso.

La catena di sinistra è stata al centro della manovra della Juve ma ha avuto bisogno di quella di destra, per far succedere qualcosa.

Il Milan di Conceição ha più fretta

Sai già di Maignan. Sai già di Fofana con il linguaggio del corpo di Julius Randle. Probabilmente sai già di Conceição e del fatto che non sia contento. Che ok gli errori, il pareggio, ma non sarebbe stato soddisfatto comunque.

E allora eccomi a cercare di mostrarti qualcosa di nuovo. Qualcosa che magari non leggi o senti da altre parti.

Per esempio: il modo in cui il Milan muoveva palla.

Contro un blocco basso e compatto magari pensi a possessi prolungati. A una manovra palleggiata per spezzettare i riferimenti del Cagliari. Per creare uno spazietto in cui far infilare Pulisic – non gli serve molto, in fondo – o far calciare Reijnders.

E invece Conceição ha fretta. Ha fretta quando il Cagliari lascia campo ma i centrali non conducono. Quando il Milan mantiene il possesso nella metà campo avversaria o vicino all'area.

Quando una squadra che fa la Champions affronta una che schiera Viola e Piccoli davanti, solitamente i possessi di chi domina il controllo del pallone si allungano.

E invece contro il Cagliari, anche contro questo Cagliari, il Milan ha registrato la più bassa percentuale di sequenze lunghe (da più di 10 passaggi) della stagione.

Numeri simili erano emersi in Milan - Udinese, ma il Milan aveva passato un'ora abbondante di gioco a difendere un vantaggio in inferiorità numerica.

Nemmeno a Bergamo, neanche in quella partita imbastita per risalire velocemente lungo il corridoio centrale, il Milan aveva mostrato possessi così brevi.

Contro il Cagliari, a San Siro, si è vista fluidità. Ma la vedevamo già prima. Si sono viste le due punte. Ma le avevamo già viste prima. Si è visto il Milan attaccare con tanti uomini. Ma era già successo, in casa, contro una piccola.

Si è visto però anche un Milan con tanta fretta. Uno al quale non siamo ancora abituati.

Un trend emergente nella Roma di Ranieri

Ranieri è del ‘51 e un po’ di cringe glielo dobbiamo concedere. Quando parla di volere una “Roma rock”, però, mi confonde un po’.

Forse perché questa cosa del “calcio rock” mi pare di averla sempre associata a Klopp o alla scuola tedesca. Al calcio da gegenpressing, transizioni, intensità.

Non so se questa Roma sia pronta a fare quel calcio lì.

Perché prende più gol di tutte in contropiede. Perché è ormai tra le più vulnerabili in transizione, da non so, 18 mesi?

Ranieri forse vuole solo una Roma che muove palla più velocemente. Che sa trasformare una traccia verticale in un fraseggio pulito prima di portare palla a Saelemaekers. Tanto alla fine i gol passano ormai tutti da lui, no?

Che sia rock o meno, la Roma di Ranieri fa le cose migliori quando risale il campo velocemente, ma soltanto dopo essersi portata gli avversari dentro la propria metà campo. Dopo aver liberato qualche spazio davanti per far relazionare i suoi giocatori di maggiore qualità.

Alla Roma di Ranieri piace fare possesso più in basso. Molto più in basso.

Prima del suo arrivo, faceva possesso appena oltre la metà campo avversaria, in media.

Nelle 5 partite fino a Bologna - Roma, invece, i passaggi sono nati a 41 metri dalla propria porta. La più bassa media da inizio stagione.

Nasce più o meno da quell’altezza lì, il gol di Saelemaekers a Bologna. E ancora da più in basso le due reti contro la Lazio.

Non so se partire da così lontano sia più o meno rock, ma la Roma di Ranieri sembra volerlo fare spesso, in questo campionato.