7 min read

Cosa ci dicono i passaggi progressivi sulla Serie A

Le squadre di A hanno il loro modo di avvicinare il pallone alla porta avversaria. Analizzando i passaggi progressivi più comuni, emergono pattern rivelatori sulle varie tendenze del nostro campionato.
Cosa ci dicono i passaggi progressivi sulla Serie A

Quando analizzi il calcio, hai due modi per capire cosa succede in campo:

  1. Avvicinarti il più possibile al dettaglio.
  2. Allontanarti il più possibile dal dettaglio.

Se ti fai trovare nel mezzo, non capisci niente. Rischi di inseguire trend che si fermano agli episodi di qualche partita.

Il difficile è danzare tra le due modalità di analisi senza passare per quel guano che le divide. Anche con i dati.

Ecco un esempio.

Il grafico mostra la distribuzione dei passaggi progressivi nel nostro campionato per zona di origine nelle ultime due stagioni.

Cosa noti?

È cambiato poco o nulla, giusto?

Perché la natura del gioco non cambia di anno in anno. Continua a influire sulle zone in cui si concentrano più passaggi: il centro è territorio di difficile conquista e le corsie esterne sono più facili da occupare.

Per cercare qualcosa di interessante nelle abitudini delle nostre squadre, mi sono spinto fino al livello del singolo collettivo.

Dopo mesi di astinenza, ho riabbracciato la mia pratica preferita: raggruppare i passaggi in base a zona di origine, arrivo e angolo di passaggio.

In questo caso mi sono concentrato sui passaggi progressivi, quelli che a casa mia avvicinano il pallone alla porta avversaria di almeno il 20%.

Per questa lettera ho cercato di capire:

  • Quali trend emergono nel nostro campionato
  • Quali sono i passaggi progressivi più utilizzati dalle squadre
  • Come cambiano le tendenze in costruzione e nell’ultimo terzo
  • Chi varia di più e chi preferisce risalite più codificate

Il centro è difficile da conquistare e le corsie esterne sono più facili da occupare

Ridurre l’analisi ai soli passaggi completati mi avrebbe portato a nascondere i passaggi più difficili da effettuare. Mi avrebbe tolto il gusto di scoprire le intenzioni.

Avrei evidenziato cosa succede, non cosa le squadre vorrebbero succedesse. E allora ho considerato ogni singolo passaggio progressivo. Completati o meno.

Cosa ho scoperto?

A livello generale è complicato trarre conclusioni nette, ma ci sono tendenze interessanti.

La prima cosa che ho notato è abbastanza intuitiva: più una squadra è forte, più riesce a giocare nella metà campo avversaria. Più subisce e più fatica a concentrare i passaggi vicino alla porta avversaria.

Ma c'è dell'altro. Raggruppando i passaggi più comuni emerge una specie di mappa, un percorso che le squadre seguono per arrivare nelle zone pericolose.

I passaggi progressivi più comuni battono le corsie laterali in maniera quasi simmetrica. Nascono a destra o a sinistra, spesso dai piedi dei terzini, e avanzano il pallone di una ventina di metri a pochi passi dalle linee laterali.

Sono gli spazi che le difese concedono più volentieri. Ma solo fino a un certo punto.

Man mano che la palla si avvicina alla porta avversaria, le squadre tentano di convergere verso il centro. Di portare la palla verso zone più pericolose.

Gli altri due passaggi progressivi più comuni cercano di portare il pallone verso i corridoi interni, in diagonale. C’è una simmetria quasi perfetta anche qui, tra destra e sinistra.

Certo, più di così non posso dirti. Non se mi fermo a questo livello di dettaglio.

Se ci pensi bene, individuare i vari tipi di passaggi progressivi rivela due cose:

  1. Quali passaggi preferiscono le varie squadre
  2. Quanto varia il loro modo di utilizzarli

Ok, il secondo punto non mi era neanche venuto in mente prima di perdermi nel mondo dei passaggi progressivi. Lettere come questa nascono da curiosità iniziali, ma raramente si fermano lì. Le cose più interessanti emergono quando incontro qualcosa di inaspettato.

Mi aiutano a dare forma a concetti che sentiamo spesso, ma che non proviamo neanche a quantificare. Come evidenziare le squadre che muovono palla in modo codificato o quelle più versatili.

Ho provato a misurare anche questo, nella lettera di oggi. Penso di aver trovato qualcosa di interessante. Ci torno su fra qualche minuto.

Prima però ti voglio mettere davanti qualche grafico colorato - ti aiuteranno a visualizzare meglio quello di cui sto parlando:

Le linee colorate indicano i passaggi progressivi tentati più spesso da ogni singola squadra di Serie A. Ci sono diverse differenze che saltano subito all'occhio, ma anche diversi punti in comune.

Con Thuram, Cambiaso e Yildiz la Juve concentrava la risalita a sinistra, ma tra infortuni e scelte sai tu cosa succederà da qui a fine stagione.

I cross hanno un peso così significativo sulla rifinitura di Bologna, Udinese e Cagliari da finire tra i loro passaggi progressivi più utilizzati.

Milan e Napoli condividono quella traccia orizzontale sulla destra per creare occasioni, ma è l'unico punto in comune nei loro pattern di passaggio. Le differenze, infatti, sono più significative delle somiglianze.

Con Fonseca si passava molto dal centro, con Di Lorenzo, Politano e Zambo Anguissa, il Napoli continua a infilare tracce diagonali soprattutto a destra.

Tra i passaggi progressivi più comuni ci sono i lanci di Suzuki e quelli di Milinkovic-Savic. I traversoni da destra della Lazio e quelli da sinistra dell’Inter.

Sono passaggi che hanno tutti lo stesso obiettivo: avvicinare il pallone alla porta. Eppure non hanno proprio lo stesso obiettivo.

La loro funzione cambia in base alla zona del campo, al momento della manovra.

Per capire meglio le tendenze delle singole squadre, quindi, c’è da entrare nei singoli terzi di campo.

Il campo restringe le scelte

Se segui la Premier, sai che i tifosi stanno impazzendo per il passaggio della morte. Quello corto, verticale, dal portiere. Quello più insidioso per chi lo riceve che per chi lo difende.

Da noi lo si vede molto meno. Non che le nostre squadre non costruiscano dal basso - lo fanno quasi tutte ormai. Ma quando portieri e centrali giocano corto, preferiscono sfruttare vantaggi di soluzioni diagonali.

Ti dirò di più. Le squadre che cercano subito di passare per il centro non sono molte: Inter e Milan, Juve e Lazio - almeno tra quelle che giocano corto.

Quando c’è da uscire dal basso, le altre squadre preferiscono ridurre il rischio: cercando combinazioni lungo le corsie laterali o un duello aereo nella metà campo avversaria.

Le tendenze dipendono dalla pressione a cui le varie squadre devono resistere, ma anche del modo con cui cercano di crearsi vantaggi più avanti.

I passaggi più comuni del Como sono lanci lunghi sì, ma non quei lanci lunghi.

Nascono dopo aver mosso il pallone sul corto, quando le rotazioni di terzini, centrocampisti e punte hanno creato spazio per un’imbucata, o quando il portiere va direttamente dall'esterno per sfruttare un mismatch sul lato destro del campo.

Certo, quando l’azione deve ancora prendere forma, le opzioni di passaggio aumentano. Ma quando sei vicino all’ingresso in area, la convergenza verso il centro influisce sulle abitudini di tutte, grandi e piccole.

I cross hanno più basse probabilità di riuscita, ma vengono tentati spesso. Le imbucate dai mezzi spazi creano più valore, ma sono più difficili da imbastire.

Quando ci si avvicina alla porta nel terzo offensivo, ci sono 3 modalità più frequenti delle altre:

  1. Il passaggio fuori-dentro in diagonale per mettere i piedi dentro l’area.
  2. La soluzione orizzontale, dopo essersi avvicinati al fondo.
  3. Il traversone da zone più lontane del campo.

Certo, non tutte le squadre sono versatili.

Da una parte ci sono Torino, Udinese e Monza e i loro cross profondi. Dall’altra chi alterna i cross a quei pre-assist (o hockey pass, chiamali come vuoi) per le sovrapposizioni interne sull’angolo dell’area avversaria.

Dal grafico noti che il Milan passa più spesso da destra, e l’Atalanta ancora da sinistra. Che la Fiorentina cerca di avvicinarsi al fondo prima di cercare il centro e che il Napoli passa sempre da quei triangoli danzanti che ci mostra spesso a destra.

Lazio e Roma cercano la corsa interna a sinistra e direttamente il centro dell’area a destra.

Sono solo tendenze, certo. Ogni passaggio ha una sua identità. Si inserisce nella complessità del contesto di corpi e movimenti che portano alla sua nascita.

Le squadre cambiano poi. Gli allenatori cambiano. E allora anche i passaggi più utilizzati?

A volte sì.

Quelli della Roma di Ranieri nascono più spesso dal basso o dalla corsia di destra. Rispecchiano la voglia di attaccare in campo lungo più che il tentativo di legittimare il dominio territoriale sfondando verso il centro.

Quelli del Milan sono cambiati molto, rispetto alla passata stagione. Meno combinazioni terzino-esterno e più alta concentrazione lungo i corridoi interni. Con Fonseca – ma anche con Conceição, fino ad oggi – il peso della corsia sinistra sembra meno significativo che in passato. Almeno per quanto riguarda le combinazioni progressive.

Se sei arrivato fino a qui, ti devo una risposta.

Ricordi quando parlavo della varietà nei passaggi? Della differenza tra squadre che cambiano spesso soluzione e quelle che seguono sempre le stesse tracce?

Ora ci arrivo.

Dividere i passaggi in tanti piccoli gruppi ti permette di capire quali sono i più comuni, ma anche come le squadre di Serie A diversificano i loro pattern di progressione.

Ecco, il Como è la squadra che varia maggiormente i modi con cui muove palla per guadagnare metri. Distribuisce il 50% dei suoi passaggi progressivi su 16 tipi diversi, e solo il 28% della sua progressione passa dagli 8 più usati.

Atalanta e Napoli, invece, utilizzano meno varianti. Sono le uniche due squadre che concentrano oltre un terzo dei passaggi progressivi in 8 tipi diversi.

Rispetto al Napoli, l'Atalanta mostra maggiore varietà nelle lunghezze, ma sempre mantenendo dei pattern ben riconoscibili.

Nell’era della fluidità e dei ruoli che si scompongono e ricompongono durante la partita, parlare di manovre codificate è visto come un insulto.

Non so quindi se parlare di calcio codificato sia il modo giusto per descrivere le risalite di Atalanta e Napoli. Forse no. Servirebbe essere lì sul campo, in settimana, per capire come emergono le tendenze di una squadra.

In fondo nascono dalle caratteristiche dei singoli giocatori, no? Da come si relazionano in campo. I principi di chi li allena influiscono, ma fino a che punto?

I passaggi progressivi non ci danno tutte le risposte, ma ci aiutano a evidenziare le tracce di interazioni dalla natura complessa.